Il
viaggio nel tempo è un mito che ha alimentato moltissime invenzioni
della narrativa e del cinema. La possibilità di incidere sugli
eventi presenti e futuri, magari anche soltanto incidentalmente,
attraversando qualche era del passato è sempre stato l'elemento di
disturbo e il punto di non ritorno di tutti i viaggi nel tempo.
Quello di Simon Morley, il protagonista del romanzo di Jack Finney,
ha la formula e la statura del classico. La sua odissea dalla metà
del ventesimo secolo verso la New York del 1882 è propiziata un po'
dalla noia, un po' dalla curiosità ("Probabilmente l'istinto
più forte della razza umana, ancor più del sesso o della fame, è
la curiosità; il bisogno assoluto di conoscere. Vi sono persone che
vi dedicano la vita intera, e la prospettiva di poter soddisfare la
propria curiosità può essere un'emozione fra le più eccitanti")
e un po' dal senso civico visto che la proposta di andare Indietro
nel tempo gli
arriva direttamente dall'esercito degli Stati Uniti d'America. Un
progetto segretissimo i cui obiettivi non sono del tutto chiari, ma
che Jack Finney si premura di rendere credibile: non c'è alcun
scienziato allucinato, nessun macchinario fantascientifico, niente
varchi tra spazio e tempo. Piuttosto emergono le diatribe tra le
esigenze del progetto e il controllo dei finanziamenti, i consueti
scontri tra politici e militari, le titubanze e gli entusiasmi. I
tentativi di spedire qualcuno a ritroso nel tempo prevedono un
viaggio nella Parigi del 1451, uno tra le trincee sul finire della
prima guerra mondiale, altri ancora nel North Dakota del 1924 o a
Denver nel 1901 e poi, quello di Simon Morley, nella New York del
1882. Gli strumenti, molto plausibili, sono ricercatissime
ricostruzioni degli ambienti dell'epoca, lo studio dei gerghi e delle
lingue come si parlavano, moltissimi libri e altrettante ore di
lezione, e poi l'ipnosi e l'isolamento dei presunti viaggiatori in
luoghi e scenari che hanno un solido legame con il passato. Simon
Morley viene relegato in una stanza, appositamente adeguata, del
Dakota, un edificio che è parte integrante della storia
dell'architettura di New York. Chi mastica rock'n'roll e il suo
immaginario fiuterà subito la puzza di bruciato perché il Dakota è
anche quel palazzo stregato dove Roman Polanski ha girato Rosemary's
Baby e
dove John Lennon ha vissuto i suoi ultimi giorni. Non è necessario
essere superstiziosi per capire che il salto nel tempo di Simon
Morley non sarà del tutto indolore: la New York del 1882
(ricostruita egregiamente dalla scrittura di Jack Finney) è,
naturalmente, molto diversa dal mondo attuale, però ci sono molti
elementi in comune con il presente e sicuramente anche con il futuro.
Simon Morley piomba proprio nel mezzo di una storia di corruzione per
appalti pubblici (succede a New York nel 1882, ma non solo a New
York, non solo nel 1882), di false fatturazioni e di ricatti che
s'incrociano con un paio di storie d'amore, una che non decolla,
l'altra che affiora, a sorpresa (e anche questo succede in tutte le
ere). Tutto preso dalla sua parte, affascinato dal viaggio e dagli
incontri, Simon Morley sembra dimenticarsi di essere in missione per
conto del governo americano, ma viene presto chiamato a rispondere
del suo operato. In un ultimo sussulto di dignità e di disgusto ("Io
penso che le decisioni più importanti vengono prese da persone che
non sanno nulla a loro volta. Agiscono in base a semplici
convinzioni. Sono convinti che sia giusto e necessario avvelenare
l'atmosfera con la radioattività. Sono convinti che dobbiamo usare
le scoperte genetiche dei nostri scienziati per generare nuove e
terribili malattie. E non si sognano nemmeno di chiedere il consenso
al novantanove virgola nove per cento dei comuni cittadini")
Simon Morley deciderà di seguire il suo istinto, ma questo è già
parte del finale di Indietro
nel tempo e
merita di essere scoperto dai lettori. Un romanzo raffinato,
seducente e molto intelligente che suggerisce più di un argomento
per riflettere sulla nostra percezione del tempo e della realtà.
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