martedì 21 ottobre 2025

T. C. Boyle

Fermata per una piccola infrazione stradale in un’area suburbana della California, Alex Halter viene arrestata perché a suo carico figurano una sfilza di reati commessi in più stati americani. Lei, un’innocente insegnante, comprende fin da subito che deve aver subito il furto delle generalità, ma viene considerata fuorilegge a sua volta perché il suo doppelgänger ha una serie di precedenti sterminata e quindi le tocca tutto l’iter giudiziario, burocratico e penale (passaggio in carcere compreso). È un incubo, aggravato dal fatto che Alex Halter è sorda, un handicap che T. C. Boyle rende inquietante così come è meticoloso fino all’ossessione nel descrivere lo scorrere del tempo dentro i contorni di una situazione impossibile da decifrare. Quando Alex viene riconosciuta vittima del raggiro, non ha più fiducia nelle istituzioni, e con il fidanzato, Bridger, si mette alla caccia del nemico, che si rivelerà essere William Peck Wilson alias Frank Calabrese. Peck è furbo, infido, cinico e irritante, ma ha qualcosa che ce lo rende simpatico: i gusti da gourmet, le difficoltà nelle relazioni, l’impazienza. È un personaggio che vive costantemente “in bilico su una capocchia di spillo” e quando trova uno sprazzo di serenità riesce ancora a distinguere “uno di quei momenti in cui il mondo ti si spalanca davanti, in cui ogni piccola scocciatura quotidiana sembra scomparire e il pianeta si dispone sul proprio asse, perfettamente in equilibrio, precisamente ora, davanti a te”. Non può durare e in qualche modo lo percepisce anche lui: l’identità è una partita complessa, il furto ancora di più perché mentire richiede controllo assoluto dato che “tutto quanto era solo una grande esibizione” ed è indispensabile non incappare in equivoci per permettere agli alias di prelevare, spendere, acquistare in continuazione. Quando le Identità rubate gli si ritorcono contro e mettono a rischio il ménage sopra le righe con Natalia e la figlia Madison, non resta che la fuga e dalla metà in poi il romanzo diventa un inseguimento attraverso l’America e si converte in un road movie. Il furto dell’identità si trasforma nell’intersezione delle vite, di tutte le vite, quelle vere e quelle false, quelle limitate di Alex Halter e Bridger Martin (alla fine ruba le identità di entrambi) e quelle senza limiti apparenti di Peck e Natalia che si scontrano e infine si sovrappongono. La trama si avvolge su se stessa e si complica da sola perché T. C. Boyle affida tutti i movimenti e ogni sequenza alle scelte dei personaggi, senza risparmiargli nulla, mettendoli sulla strada, e descrivendo dall’alto, e in prospettiva, quello che gli succede. Identità rubate è un trompe-l’œil che ha il ritmo feroce di un rocambolesco thriller, ma tocca un nervo scoperto e nelle pieghe della storia, con piccolo artificio letterario, infila anche la gestazione di un altro romanzo di T. C. Boyle, Il ragazzo selvaggio, ancora più concentrato sui temi dell’identità e della diversità, affidandolo alle cure di Alex Halter, quella vera. Notevole.

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