lunedì 24 maggio 2010

Alex Shoumatoff

C'è una frase nelle prime pagine di Leggende del deserto americano che suona come l'eco di un canzone di Woody Guthrie, così carica di storia, fantasmi, misteri e percorsi in gran parte inesplorati. Vale per intero il prezzo (che potrà anche sembrare ecessivo) di questo libro unico e straordinario: “Il Sudovest è la parte meno americana degli Stati Uniti”. In una riga c'è una tale concentrazione di contraddizioni di termini che una volta che ci si addentra nei meandri storici, culturali e politici che questa frase apre ci si perde in quel complesso puzzle che chiamiamo ancora America. Leggere Leggende del deserto americano è un antidoto perfetto a tutti i luoghi comuni del caso: si capirà che gli Stati Uniti non si sono divisi in due alle ultime elezioni (come la maggior parte dei mass media ha riportato), ma che sono sempre stati un mosaico indefinito pronto a nascondere o a mostrare le proprie divisioni a seconda dell'evenienza; si scopriranno parti del deserto che sono state testimoni di guerre, massacri, carneficine, test nucleari, migrazioni e più in generale di una lotta per la sopravvivenza tutt'altro che mistica o spirituale come certa new age dell'ultima ora vorrebbe far credere; si arriverà a conoscere veri e propri furti d'acqua (l'elemento di cui non si può fare a meno nel deserto) per i più svariati scopi, non ultima l'irrigazione dei campi da golf. Questa è anche una passione di Alex Shoumatoff che usa mazze e palline per staccare dalle sue richerche, ma che nel caso di Leggende del deserto americano, non l'ha distratto nemmeno un po': il libro sviscera nel profondo uno dei miti fondamentali della cultura americana, ovvero quello della zona geografica compresa tra Nevada, New Mexico, Arizona, il sud della California e dello Utah, meglio noto come Sudovest. Gli argomenti sono infiniti ed infatti Leggende del deserto americano è un libro che rimanda in continuazione ad altre storie, idee, suggestioni, ma che comunque riesce a ricostruire con una certa fedeltà un paesaggio ostico, difficile, violento eppure non privo di un certo fascino. Romantico, anche, se non fosse che Alex Shoumatoff scrive questa sorta di strano e lunghissimo saggio (antropologico, topografico, geografico, politico, storico: qui dentro c'è un po' di tutto) come se fosse niente poco di meno che Cormac McCarthy stesso. Le Leggende del deserto americano si fanno così avvincenti che il lettore si troverà sorprendentemente invischiato a cercare di capire chi o cosa sono gli inquietanti skinwalkers, che differenza passa tra i peperoni piquín e tepin e come mai il torio 230 o il radon 226 (e i loro nomi sono già abbastanza radioattivi) continuino a mietere vittime tra i navajo (e non solo). Entrare nei dettagli è un compito che tocca per intero al lettore perché Alex Shoumatoff ha soltanto collegato tante storie, senza alcuna pretesa, se non quella di rendere l'idea di quel “laboratorio multiculturale” (come lo chiama lui stesso) che è il Sudovest. Non è necessario aggiungere molto altro a parte che il titolo, Leggende del deserto americano, è per ammissione dello stesso Alex Shoumatoff, debitore in qualche modo di Leggende d'autunno di Jim Harrison e che le immagini di Georgia O'Keeffe hanno un ruolo rilevante nell'intuire colori, atmosfere, sensazioni del Sudovest. Da conservare con cura.

1 commento:

  1. Ancora io, ho appena lasciato un commento all'articolo sul libro di Abbey, e mi sono imbattuta su questo...iniziai "Leggende del deserto americano" ma non continuai, non ricordo ora perchè; leggere il tuo invitante e bel commento ora ( tu lo hai scritto quasi due anni fa)me lo ha fatto tornare in mente insieme alla voglia di riprenderlo in mano e di (ri)leggerlo...
    tutto,
    continuerò a spulciare il tuo blog, mi sembra ricco di cose che mi interessano, ne ho uno anche io se vuoi darci un'occhiata www.cosedamerica.blogspot.com
    ciaoo

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