Una
volta saputo che il suo tempo sta per scadere Ruby Pitt Woodrow
Stokes passa i suoi ultimi giorni a cucinare e a confezionare le
pietanze da lasciare al marito spinta dall’idea che “se si cerca
la pace e si trova una certa serenità, si è già a metà strada”.
Ruby Pitt Woodrow Stokes ha due cognomi per due mariti diversi: il
primo, sposato da giovanissima, ha rischiato di ucciderlo il giorno
che l’ha trovato a gozzovigliare nel letto nuziale, poi è morto
comunque ammazzato, un disastro che proprio non sentiva di meritarsi,
Il secondo coniuge arriva dopo avere colto, anche abbastanza in
fretta, quella saggezza che le fa dire: “A volte è più difficile
smettere di pensare a certe cose piuttosto che ad altre, ma quanta
gente conoscete, d’altronde, che è riuscita a togliersi il cappio
dal collo con la stessa facilità con cui se l’è messo? Sognare a
occhi aperti, amare l’uomo sbagliato, fumare: tutte abitudini
difficili da togliersi”. Jack Ernest Stokes è un uomo semplice,
senza pretese ed era destinato a confondersi con la terra che
coltiva, se non fosse stato per lei: “Fin quando non incontrai
Ruby, la cosa più carina che avevo chiesto a una donna era se per
favore mi teneva fermo il mulo mentre agganciavo l’aratro”.
L’alternanza delle voci di Jack e Ruby Kaye Gibbons a raggiungere
uno degli obiettivi della sua scrittura, la ricostruzione fedele del
parlato, del gergo originario perché “non si può mica tirar fuori
le parole e basta”. A saldo dell’influenza (inevitabile) di
William Faulkner perché Una donna
virtuosa ha più riferimenti,
diretti e indiretti, a Mentre morivo,
Kaye Gibbons riesce nell’impresa di tradurre nel romanzo tutti i
“southern accents” (come direbbe Tom Petty) che vanno oltre la
lingua scritta e parlata: “C’è una tradizione oratoria molto
radicata a tutti i livelli. Amiamo esprimerci in maniera colorita,
folkloristica. Amiamo moltissimo le metafore. C’è un amore per una
scelta accurata delle parole e quando scrivo cerco di fare onore a
questa tradizione”. Il ritmo ondeggiante della scrittura di Kaye
Gibbons ha una forma fluida, molto personale ed evidenzia in modo
spontaneo i contrasti. Il tono è aspro, solido, risoluto: la
conversazione a distanza, perché uno dei due interlocutori è ormai
un fantasma, permette a Kaye Gibbons la sovrapposizione delle voci,
come se le avesse separate per dare un senso compiuto alla storia
perché “il punto è solo riuscire a vedere quello che vuoi vedere.
La gente lo fa di continuo, anche se in modi diversi: sente, pensa e
dice quello che vuole sentire, pensare e dire”. I punti di vista
cambiano e collidono, sembrano riflettersi uno nell’altro e
l’ipotetico confronto si sposta dal l’alveo del matrimonio di
Jack e Ruby a un livello più personale visto che che “non c’è
niente che non diremmo a noi stessi pur di riuscire a tirare avanti”.
Lo stesso linguaggio che permea Una
donna virtuosa è a sua volta un
riflesso naturale dell’ambiente rurale, limitato, polveroso in cui
Jack sopravvive a Ruby, come se le parole fossero parte integrante
dell’atmosfera e della convinzione che “tutto quello che puoi
fare è andare là fuori e fare del tuo meglio per adattarti”, e
non molto di più. Convincente.
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