Miami è una
città perfetta per ogni playboy che si rispetti. La percentuale di
donne disponibile, almeno sentendo le discussioni dei personaggi di
Charles Willeford, è tale che si può scommettere anche in quanti
minuti ci si procura un’occasione, e la si consumi. Una scommessa,
ecco il senso della vita dei Playboy a Miami,
che Charles Willeford incide a chiare lettere già nell'incipit:
“Tutto era iniziato come una specie di scherzo, ma quando si sono
messi di mezzo i soldi non fu più divertente. Perché nei soldi, in
fondo, non c'è mai nulla di divertente”. Il trucco c’è sempre e
la vita notturna di quattro playboy di Miami si trasforma in un
incubo quando per una stupida sfida si ritrovano in casa il cadavere
di una ragazza. Sarà solo l’inizio di una storia densa e gravida
di misteri che, nonostante il tono frizzante e il gusto per
l’aforisma di Charles Willeford (per dire: “Il rumore di un colpo
di pistola assomiglia esattamente al rumore di un colpo di pistola, e
a nient'altro. Ma la maggior parte della gente non lo sa”) apre uno
squarcio spietato sulle solitudini umane. Ed eccoli qui, i Playboy
a Miami: Eddie Miller, Don Luchessi, Hank
Norton e Larry Dolman, quattro lestofanti con le loro piccole vite,
le loro ambiguità e, in fondo, le loro disperazioni a caccia di
emozioni nelle strade di Miami. Forse dipende dal clima, che passa
dall’afa al ciclone, in un attimo. Forse dipende dalla natura di
Miami, in bilico sulla sabbia, tra un oceano e l’altro. Forse
dipende dal fatto che è un luogo di frontiera senza averne le
sembianze, ma anche una terra di nessuno dove un gioco idiota si
trasforma in un intreccio sordido e pericoloso, dove un’arma è
soltanto una virgola tagliente prima del disastro successivo perché,
come dice uno dei playboy, “l'idea di comprare una pistola è una
cosa; acquistarne veramente una, possederla e tenerla in mano è
un’altra, è un passo oltre una linea divisoria che ti trasforma in
un tipo di uomo diverso”. Bisogna ricordare che siamo negli Stati
Uniti dove il diritto di avere un’arma è inviolabile e Charles
Willeford, non a caso amatissimo da Quentin Tarantino e compagnia
bella, costruisce una storia cupa e nerissima incollando un
particolare dopo l’altro, sicuro che sono i dettagli a fare la
storia (come l’adesivo che, a proposito di armi, qui non del tutto
relative, recita: “Quando le armi sono fuorilegge, solo i
fuorilegge hanno le armi”) almeno quanto la casualità che segue i
personaggi. Pur senza il suo loser principale, il buon vecchio Hoke
Moseley, Charles Willeford tira fuori un romanzo che continua a
camminare sul filo del rasoio, in una zona d’ombra dove giorno e
notte, vittime e colpevoli, vita e morte non riescono a distanziarsi
e sono confuse in una città brulicante di casi umani e la cui
morale, se proprio deve esisterne una, coincide con il suo clima: è
così caldo che per capire gli uragani gli devono dare un nome. E’
la stessa atmosfera che si respira seguendo questi Playboy
a Miami: torrida, umidiccia, sporca e
irrespirabile.
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