Lo
diceva Chuck Berry, che ha cominciato tutto: “Una canzone va
scritta facendo molta attenzione alla storia che vi si racconta”.
Con la stessa sensibilità Bill Flanagan ha avvicinato
l'imponderabile e soggettiva arte del songwriting in Scritto
nell'anima attraverso il confronto con un'eccellente selezione di
autori, molti dei quali hanno scritto alcune delle pagine più
importanti della storia dal blues al rock'n'roll. L'ambito è proprio
quello e la distinzione è obbligatoria perché c'è canzone e
canzone: l'argomento di Scritto nell'anima è il songwriting
nella sua particolare applicazione al rock'n'roll che Bill Flanagan
si premura di ricordare come “uno stile così magnificamente
immorale: agguanta al volo le buone idee, le prova in dodici modi
diversi e conserva qualsiasi cosa vada bene”e qualcosa che “offre
ai suoi figli la cittadinanza in una comunità internazionale dove
tutto è collegato dalle esperienze condivise, dalle coincidenze, e
da una misteriosa politica di ammissione”. Il processo di
identificazione e di condivisione che è Scritto nell'anima
del rock'n'roll rimane sempre sotterraneo e nascosto rispetto ai
songwriter che se ne appropriano ed è uno dei motivi per cui Bill
Flanagan tiene a precisare che “un'altra parte di questo fascino
deriva dalla voce, dall'opinione che la musica fornisce ai solitari,
quando questi si ritrovano da soli, con le luci spente e il
giradischi acceso. In questi momenti così privati si può sentire,
chiaro come il fischio di un treno, l'invito a partire per andarsi a
cercare un posto migliore. La musica non promette che si si arriverà
ma fa capire che varrà la pena di intraprendere il viaggio”. Le
canzoni servono proprio a fornire le tappe, gli indirizzi, le mete
perché come suggerisce il songwriter numero uno (nessun dubbio)
ovvero Bob Dylan “le canzoni non sono che pensieri fatti per
fermare il tempo per un istante. Le canzoni devono essere abbastanza
epiche da dare l'illusione di fermare il tempo, usando un solo
pensiero. Sentire una canzone è sentire il pensiero di qualcuno, non
importa che cosa vi sia descritto. Se assisti a qualcosa e pensi che
sia abbastanza importante da descriverlo, questo è già un tuo
pensiero. E siccome pensi solo una cosa alla volta, nel momento in
cui poi la tiri fuori riveli quello che sei”. Il dialogo tra Bill
Flanagan e i suoi ospiti è sempre diretto e corretto. Bill Flanagan
sa come scansare i voli pindarici degli artisti e conosce tutti i
trucchi per lisciare l'ego delle rock'n'roll star quel tanto che
basta perché lascino socchiusa una porta. Non sempre funziona: tra
domande e risposte, il ritmo delle interviste è sempre sincopato,
qualcuno è più elusivo, altri sono più aperti, ognuno ha la sua
particolare percezione dato che la psicologia delle canzoni e dei
loro autori viaggia in parallelo. Secondo Joni Mitchell, “quando la
gente ascolta una canzone questa entra nella loro vita e le parole
sono simboli. Questi simboli sono instabili”. Tom Waits sembra
risponderle dall'altro lato (quello sbagliato) della strada e
sostiene che “è tutto là fuori. Se hai bisogno di parole, basta
guardare fuori dalla finestra”. Per Keith Richards il meccanismo è
più spontaneo, quasi magico nel suo manifestarsi: “Credo che le
canzoni siano intorno a noi. E' solo questione di essere ricettivi e
pronti a raccoglierle. Perché la maggior parte delle canzoni si
scrivono da sole una volta che hai qualcosa da cui cominciare. Una
volta iniziato, è un processo irreversibile. Un processo
irreversibile. Un processo che tu puoi aiutare e seguire, ma non puoi
riuscire a controllare la canzone. Nonostante ci sia tu, seduto lì,
con un pezzo di carta e la chitarra”. Questo è quello Scritto
nell'anima, poi c'è il corpo del rock'n'roll e nessun altro, se
non Mick Jagger poteva precisarlo: “Forse sono semplicemente fuori
moda ma ho anche bisogno che la musica mi faccia ballare. Per me è
tutta qui la faccenda. Ballare, capisci? Se della musica non mi fa
venire voglia di balzare in piedi, allora vuol dire che c'è qualcosa
che non va”. Facile immaginare Bill Flanagan mentre annuisce,
quella storia funziona proprio così.
Nessun commento:
Posta un commento