Ci vuole uno sguardo speciale per riuscire a vedere quello che c’è dietro la siepe, dentro il buio. Una visione senza lenti che offuscano e deformano che illumina la paura della diversità e l’humus di ambiguità in cui maturano gli estremi razzisti. E’ nel nome della protagonista che si nasconde e si rivela la scoperta con gli occhi aperti dell’infanzia, con il coraggio innocente dell’intraprendenza. E’ il suo osservare, in fondo, a reggere la storia di Il buio oltre la siepe, ed è anche lo strumento che le permette di non essere travolta dagli eventi, primo tra tutti quello ineludibile del crescere. L’intreccio è solido: le scorribande di Scout nei meandri sonnolenti dell’Alabama sono scosse vitali che Harper Lee riesce a trasmettere con uno straordinario senso per il ritmo e per le parole e con una forza immaginifica. “Gli avvenimenti di quell’estate incombevano su di noi come una nuova di fumo in una stanza chiusa” racconta con la voce di Scout e la rappresentazione è perfetta per introdurre l’altro lato di Il buio oltre la siepe, il dilemma di un uomo, Atticus Finch, che lotta per la giustizia in un nazione che non la riconosce e vive ancora in un sogno pieno di contraddizioni e di miserie. La ferita è messa ben in evidenza da Harper Lee con Il buio oltre la siepe, un romanzo che illustra in modo inequivocabile il perverso circolo di ignoranza, indifferenza e interessi (economici) che alimenta le deviazioni del razzismo e della segregazione. E’ il tema fondamentale della battaglia di Atticus Finch vista attraverso gli occhi di Scout e va da sé che la denuncia non è mai sufficiente se non c’è la sostanza, ma Harper Lee “è la scrittrice che ha il più immediato senso della vita, e il più caldo, il più autentico umorismo che io conosca”: detto da Truman Capote, c’è da fidarsi e la realtà non ha fatto che confermarlo. Il buio oltre la siepe è stato un caso (editoriale e cinematografico, come si sa) che l’ha fatto diventare un esempio universale. Anche da un luogo aspro e impervio, può maturare un’indicazione, un coraggio e una risposta che vale ovunque: “Volevo che tu imparassi una cosa da lei: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda”. E’ la voce di Atticus Finch, il protagonista di Il buio oltre la siepe che nelle sue caratteristiche è più vicino a un personaggio reale come Rosa Parks, la donna che con il suo rifiuto diede il via al movimento dei diritti civili, piuttosto che con altri epigoni letterari. Anche nel corso di Il buio oltre la siepe perché la posizione diventa una sorta di avamposto filosofico della libertà, ancora e sempre attuale, come dice lo stesso Atticus Finch: “Ma prima di vivere con gli altri, bisogna ch’io viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza”. Educazione civica.
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