Scriveva H. D. Thoreau nel suo Journal: “Temo che di anno in anno il carattere della mia conoscenza si faccia sempre più specifico e scientifico; che, in cambio di opinioni ampie quanto il cielo, io venga spinto alla limitatezza del microscopio”. E’ un modo per intraprendere la lettura di Camminare che si spalanca senza esitazioni sulle diverse forme del pensiero di Thoreau. Se in Walden scriveva che “ogni mutamento è un miracolo da contemplare: e un miracolo s’avvera ad ogni istante”, nel Camminare scopre che “il mio desiderio di conoscere è discontinuo, ma il desiderio di rigenerare la mente in atmosfere sconosciute, esplorando zone non ancora percorse dalle mie gambe, è perenne e costante”. Il senso è comune, i temi si sovrappongono e la prospettiva è la stessa perché tanto nell’estatica immobilità di Walden quanto nelle dinamiche di Camminare “la vita è stato selvaggio” dove la sfida di incontrarla non è tanto il confronto con gli elementi naturali, con le asperità e insieme con la bellezza della wilderness, ma nell’avventura di trovare una direzione. In questo H. D. Thoreau è sempre profetico e pur riconoscendo che comunque “siamo dei crociati miserabili” (bellissima e ironica definizione) non teme di porsi di fronte a una decisione, di separare con certezza il catalogo delle possibilità. Trattandosi di Camminare in particolare, H. D. Thoreau si premura di far notare che “non è indifferente scegliere l’una o l’altra strada. Solo una è quella giusta. Ma siamo spesso così stolti e incuranti da scegliere quella sbagliata. Vorremmo avanzare lungo quella strada, non ancora percorsa nel mondo reale, che sia il simbolo perfetto del cammino che amiamo intraprendere nel mondo interiore e ideale, ed è indubbiamente difficile scegliere la direzione, se essa non è ancora distintamente tracciata in noi”. Camminare è l’elogio dell’andare che poi troverà altre e più ridondanti e più spettacolari forme d’attrazione, che non sempre saranno legati alla credibilità delle sue robuste radici. Il Camminare presuppone, com’era la spartana e scarna quotidianità di Walden, una rinuncia ulteriore perché il movimento, il passaggio è proprio della condizione dei “sans terre, senza terra o senza casa, e questo, nel senso buono, può significare sentirsi a casa propria ovunque, pur non avendo casa in nessun luogo. Ed è questo il segreto dell’autentico vagabondare”. Una condizione che presuppone la conoscenza dell’idea di disobbedienza coltivata con assiduità da H. D. Thoreau e le connessioni sorgono spontanee visto che proprio a partire da Camminare si traduce in una speciale esortazione libertaria: “C’è qualcosa di servile nella consuetudine di invocare una legge a cui obbedire. Possiamo cercare di conoscere le leggi per la loro utilità, ma una vita piena non conosce alcuna legge. E’ ben triste scoprire che una legge ci vincola laddove pensavamo di essere liberi. Vivi libero, figlio delle nebbie, e rispetto alla conoscenza siamo tutti figli delle nebbie”. Una guida sicura.
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