Nel trasloco di Micah, il figlio di Joan e Tiny Darling in viaggio da Boris a Los Angeles, dove andrà a stare con la madre, ci sono già tutti gli elementi che distinguono Pacifico dagli altri due capisaldi della trilogia della Grouse County. Mentre emerge la generazione successiva a quella di Dan Norman e Tiny Darling (oltre a Micah e alla sua “california girl”, Charlotte, si fanno notare anche Albert Robeshaw e Lyris), comincia a svanire quella precedente, e diventa “ difficile immaginarsi il mondo senza di loro. Dopo un brutto temporale, il cielo a volte sembrava di un azzurro più pallido, troppo debole per sostenere il sole. Forse sarebbe stato qualcosa del genere”. È un passaggio delicato e spinge a concentrarsi sul singolo momento, identificato come “né passato né futuro, sono inspirare ed espirare”. È la dimensione univoca del tempo nella Grouse County e la curva verso la West Coast implica altri snodi, altre dimensioni per i suoi abitanti perché come diceva Robert B. Heilman, “per convalidare il qui noi abbiamo sempre bisogno di un altrove, di posti che fortunatamente non sono come i nostri. L’altrove è principalmente un supporto inerte, un testimone muto della qualità del qui”. La distinzione è essenziale. Los Angeles è il riflesso, opposto e contrario, della Grouse County: per le dimensioni, perché le singole località di cui è composta invece di distinguersi, si confondono, perché invece di concentrarsi in un quadrilatero nella prateria si espande informe e senza confini nel deserto. È una svolta importante, i rapporti sono più rarefatti, forse più effimeri, come se il clima (bello, ma sempre lo stesso) incidesse sugli umori, levigando e mitigando certe asperità che invece nella contea di Grouse County rimangono costanti. Non che a Los Angeles funzioni tutto a meraviglia (anzi), ma resta comunque l’altrove privilegiato in cui finzione e fiction tendono a sovrapporsi, e rende tutto molto più fluido. Come un gioco di rifrazioni, anche nella Grouse County precipitano elementi alieni e disturbanti, che poi sono le note caratteristiche di Pacifico rispetto all’intera trilogia. Jack Snow è un “gambler” che, a confronto, le sempreverdi abilità fuorilegge di Tiny Darling (di cui darà dimostrazione anche nel corso di Pacifico) sono piccolo artigianato. Sandra Zulma è invece il personaggio che introduce gli elementi esoterici, ma nemmeno tanto vista la storica predilezione degli immigrati scandinavi per il Midwest. Ossessionata dalla cultura celtica con tutti i suoi riferimenti ai clan e alla mitologia, si rivelerà una mina vagante, tanto è vero che lei e Jack Snow si elideranno a vicenda dalle storie di Pacifico. Nel fronteggiarli, Dan Norman, diventato un investigatore privato e Albert Robeshaw, che è diventato un cronista locale, tengono conto che “quelli che non daresti mai per vincitori possono rivelarsi gli avversari più pericolosi. Conviene sempre domandarsi cosa ci fanno lì, e quale segreto potrebbero avere”, e nel frattempo ripristinano antiche usanze e alleanze. Nel complesso della trilogia della Grouse County i personaggi di Tom Drury sono sempre sul punto di partire, liberi di andare e ricominciare, eppure sono imprigionati nelle proprie vite, Tiny Darling più di tutti, e ancora in Pacifico provano a uscirne senza uscirne e in fondo, si ritrovano ad accettare la condizione per cui non c’è “niente di male in un acquazzone, una volta accettata l’idea di starci sotto”. Rende l’idea. Le inarticolate traiettorie si infilano una sopra l’altra e i protagonisti rimangono collegati da un reticolo di vie: a tratti sono autostrade larghe e spaziose, spesso sono carreggiate di provincia, ma il più delle volte sono “gravel road”, strade di campagna che delimitano i percorsi, e su cui ci sono cose che succedono, e che potrebbero succedere se ci fosse un seguito. Norman tornerà a candidarsi a sceriffo, è evidente, magari Joan avrà il suo film e Tiny Darling aspetterà che qualcuno torni sul patio della casa di Boris nella “più sopportabile delle solitudini”, ma dalla Grouse County a Los Angeles, alla fine, resta la sensazione di avvicinarsi a qualcosa che sfugge. Una deviazione, uno scherzo, una piccola mutazione preludio a una trasformazione ancora più insondabile. Prima il morso, poi il bacio.
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