Una base militare è qualcosa di diverso da “un luogo molto isolato”
come scrive Siobhan Fallon nella nota in coda a Quando gli uomini
sono via. E' un'area in cui il tempo è sospeso per tutta la
durata della missione, è una zona disciplinata dalle logiche di un
esercito in guerra, anche se tutto avviene dall'altra parte del mondo
ed è un perimetro attorno a una città che non è una città e a una
caserma che non è più (solo) una caserma. I racconti che allinea
Siobhan Fallon vanno ricondotti a questo particolare ecosistema dove
l'assenza e l'attesa determinano la scansione delle giornate, dove le
donne si riuniscono per condividere quello che possono, dal cambio di
stagione al lutto, non così inevitabile, visto che Quando gli
uomini sono via la destinazione è l'Iraq. La percezione della
guerra viene amplificata e distorta dalla lontananza, evidente nella
storia di Camp Liberty, che sovrappone due trame e due luoghi:
Baghdad e casa (casa è Fort Hood, Texas) con un punto di vista
sbilenco, perché la distanza deforma la prospettiva e quando sei là
vuoi essere qui, e viceversa, mentre gli altri possono soltanto
aspettare. In modo simile, Dove si spezza l'onda racconta le
ambiguità che crea la separazione, l'equivoco o il tradimento, le
comunicazioni (digitali), la tensione ogni volta che c'è un attacco,
l'angoscia per il dispiegamento e le titubanze per il ritorno, perché
anche se il presidente dice “missione compiuta”, gli ingranaggi
della guerra hanno appena cominciato a girare. Il modello è proprio
quello di Quando gli uomini sono via: un racconto solido,
sorretto da una scrittura schematica, fatta di frasi brevi, limate e
corrette come se Siobhan Fallon cercasse di rendere chiaro “il
senso di una vita in sordina”, un tema che chiaro non sarà mai. Il
tentativo è inconsueto e lodevole: la guerra è umana perché la
fanno gli uomini ed è disumana perché non sono in grado di
sopportarla e la prospettiva di Siobhan Fallon è senza dubbio
originale, così come l'idea di disseminare i personaggi tra i
racconti, ognuno con una peculiare sofferenza e tutti collegati da
quello che James Hillman definiva “lo stato marziale dell'anima”.
Questa specifica deformazione coinvolge le famiglie, a partire dalla
fatica, dalla pazienza e dalla resistenza femminile che sono il vero,
sostanziale background di Quando gli uomini sono via.
L'eroismo è rincorrere i figli che scappano, suonare alla porta di
una vedova, cucinare, pulire, riassettare e mantenere la linea come
se “home sweet home” fosse soltanto un'altra trincea. Poi Siobhan
Fallon compone le singole storie in modo meccanico, limitandosi allo
stretto indispensabile, almeno per quanto riguarda il tono e il
ritmo, come se Quando gli uomini sono via fosse il diario
della vita quotidiana nella base, e, in effetti, in gran parte è
proprio così. Se da un punto di vista stilistico rimane sospeso,
anche la concezione dei motivi per cui la vita è stata messa tra due
parentesi restano lontani, come se fosse un esercizio di rimozione o
una forma di autodifesa. Per dire, Phil Klay in Fine missione,
pur attingendo all'intuizione di Quando gli uomini sono via,
qualche sforzo in più l'ha fatto.
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