C’è in fondo un filo di speranza che affiora dalla palude di perdenti raccontata da Una canzone per Bobby Long. Una vita può essere travolta dagli eventi, dalle passioni, più di tutto dall’autoindulgenza, ma prima o poi avrà una piccola occasione per riscattarsi o almeno questo è quello che succede nella storia di Bobby Long quello che Ronald Everett Capps ha ritratto come “un essere imperfetto”, tormentato da una legione di demoni interiori accuditi con assiduità da continue e robuste dosi di alcol. Bobby Long è un caso umano e Byron Burns, il suo compagno di avventure, non è di meno. Il sodalizio quotidiano, fortificato dalla frequentazioni di molte e differite fonti di piacere, dalla poesia alle chiacchiere in riva al fiume produce una dichiarazione d’intenti che suona un po’ come un’apologia dei losers quando dicono: “Abbiamo sempre avuto una smania di vivere persino eccessiva e non abbiamo mai capito tutti quelli che non l'avevano. La vita ce la siamo sempre goduta. Non siamo mai stati spettatori della vita”. Su questo non c’è alcun dubbio perché, pur contando la pigrizia e l’indolenza che scandiscono il loro lunario, Bobby Long e Byron Burns sono due outsider che hanno combattuto e difeso la diversità di un mondo che, nel bene e nel male, si sono creati da soli. Ronald Everett Capps, che non deve essere del tutto estraneo a quella particolare fetta di genere umano, ne racconta tutte le gesta, le avventure nonché i picareschi amici con il taglio asprigno dei grandi storyteller sudisti: Flannery O’Connor, Tennesse Williams, William Faulkner sono i precedendi sull’albero genealogico dello scrittore, ma va anche ricordato John Kennedy Toole, visto che la sua “banda di idioti” condivide parecchi argomenti dell’allegra compagnia di Bobby Long e Byron Burns. Vivendo nell’America a cavallo degli ultimi due secoli, non gli mancano però spunti polemici come quando scrive: “L'istruzione è quello che serve per condurre una vita felice. Il sapere è mera informazione e l'istruzione è quello che ci vuole per essere felici. Qualunque forma di sapere che non contribuisca alla tua felicità non fa parte della tua istruzione”. E' proprio lì che Bobby Long e Byron Burns trovano un motivo di redenzione dopo le alluvioni di alcol e le infinite odissee da un buco all'altro dentro e attorno a New Orleans: insieme si dedicano a educare Hanna, una ragazzina sola e disperata che grazie alla gentile assistenza dei due losers troverà una via d’uscita dalla disperazione e dalla solitudine. Il tentativo di non farle ripetere errori che conoscono fin troppo bene ha vari gradi di difficoltà, non ultimo il fatto che nessuno, a partire da Bobby Long vuole rinunciare a nulla, ma alla fine sembra funzionare. Non è la fine perché come è naturale e giusto che sia Bobby & Byron sono troppo anarchici e inaffidabili per godere della loro piccola vittoria, ma se è vero che, come dice uno di loro, “per avere un'istruzione, basta solo un dannato romanzo”, forse Una canzone per Bobby Long è quello giusto.
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