Avviso ai naviganti: Il mare intorno a noi è un intenso concentrato di geografia, biologia, meteorologia, geologia, astronomia e un’altra mezza dozzina di materie scientifiche che Rachel Carson assembla e attraversa con sublime nonchalance. Le sue esplorazioni marine partono dagli abissi e dagli “oscuri inizi” del nostro pianeta, quando i fondali oceanici hanno avuto un ruolo determinante nella creazione della vita, animale e vegetale. Rachel Carson dimostra di sapere gestire un soggetto, quello del mare, che non è soltanto fluttuante, e in gran parte irraggiungibile, ma è naturalmente collegato a una miriade di fenomeni, che influenza e a sua volta subisce. Il vento, le precipitazioni, gli elementi in generale, i fiumi e le eruzioni vulcaniche, nonché l’azione dell’uomo contribuiscono a una mutazione senza fine. L’eccezionale capacità di Rachel Carson nelle spiegazioni della complessità dell’erosione e della salinità, dell’estinzione di intere specie, dei modelli di navigazione e delle derive dei continenti, del mistero dei canyon sottomarini o della formazione degli tsunami rende Il mare attorno a noi un viaggio affascinante e magnetico. Le descrizioni sono ricchissime ed entusiaste e portano a scoprire che i sedimenti delle dorsali sottomarine sono il libro della memoria della terra così come le isole apparse all’improvviso e poi perdute per sempre, da Atlantide a Krakatoa, sono gli effetti di un globo instabile e precario. Basterebbe l’esposizione con cui chiarisce la configurazione delle maree rispetto alla triangolazione tra terra, luna, e sole, ma poi bisogna districarsi tra globigerine e radiolari, la riproduzione del grunion e le abitudini dei calamari, le saghe norrente e i commerci mediterranei, gli ecosistemi nelle isole, l’evoluzione della specie e la “biografia” delle onde che la Carson racconta così: “Non vi è dunque acqua che appartenga interamente al Pacifico o interamente all’Atlantico o all’Oceano Indiano o all’Antartico. Le onde che oggi ci rallegrano a Virginia Beach o a La Jolla, anni prima possono aver lambito la base di un iceberg antartico o aver brillato nel sole del Mediterraneo, prima di spostarsi attraverso le buie e invisibili vie dell’acqua fino al luogo dove oggi le troviamo. Sono le profonde e nascoste correnti quelle che fanno un tutt’uno degli oceani”. Razionale e poetica nello stesso tempo, la sua è una circumnavigazione degli oceani, seguendo le correnti e le scie di navigatori ed esploratori che risalgono a secoli e secoli fa, compresi Coleridge, Melville, Poe, Darwin, Conrad. Le tracce nella storia aiutano Rachel Carson a collocare il mare nell’arco temporale della presenza umana, ma la sua indagine si inoltra alle origini della terra, e non lo nasconde: “La più sicura promessa risiede però probabilmente nel sottile pulviscolo di vita che rimane nelle acque superficiali, costituito dalle invisibili spore delle diatomee, alle quali non occorrono che il tocco del tiepido sole e i prodotti chimici fertilizzatori per rinnovare la magia della primavera”. Il vero tema che affiora è nell’interazione tra gli esseri viventi e gli eventi climatici che vede Il mare intorno a noi come se fosse uno sterminato laboratorio open air e la sua analisi mette in un angolo i luoghi comuni sul riscaldamento globale. Non lo nega, anzi lo intuisce e lo conferma (già nel 1961) ma lo colloca in una dimensione più ampia che peraltro non esclude sia l’anticipo di una glaciazione, come peraltro in molti hanno ribadito spesso dopo di lei, compreso, tra gli altri, Kary Mullis. La meraviglia e lo stupore che la distinguono non le impediscono di sottolineare i rischi ambientali rispetto alle esigenze umane, che rimangono piuttosto limitate, se non proprio distruttive. Questo Rachel Carson lo dice subito nelle primissime pagine, perché poi, pur suggerendo un’infinità di stimoli, con uno stile unico, arriva a condividere con umiltà, quella “sensazione dell’ignoto e dell’arcano che non si scinde mai completamente dal mare”. Una lezione magistrale.
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