Nel Lower East Side il mercoledì era giorno di raccolta dei rifiuti ingombranti che venivano setacciati da “punk beatnik senza attenuanti” in cerca di preziose suppellettili (i materassi erano la preda più ricercata) per arredare appartamenti e anfratti che costituivano tutto “l’universo al lato della strada”, dove immaginavano di creare quella civiltà che il poeta Charles Olson chiamava “una vera terra di valori”. L’economia circolare ante litteram è una delle componenti che permisero al Lower East Side di diventare un palco open air, un proscenio per un campionario variopinto di artisti, folli, geniali, inconcludenti, affamati che si dovevano accontentare di una dieta a base di “frittelle d’orzo, occhi di vitello fregati dal macellaio e briciole strappate ai piccioni”. Racconti di gloria beatnik è una serie di capitomboli sulla scia della Beat Generation che Ed Sanders rivede attraverso un protagonista fittizio (ma molto credibile) Sam Thomas e una carrellata di personaggi logorroici, opportunisti, caotici, teneri e tenebrosi, protagonisti di “una scarica elettrica unificante”. L’ambizione smisurata e velleitaria, l’inseguimento di una “gratificazione immediata”, la voglia intensa di un’esistenza con “niente politica, niente significati nascosti, niente genitori, visioni, rotture di coglioni” erano l’argilla alla fonde della creazione di un romanzo intitolato Eone Criptozoico, di reading affollati da poeti dell’ultima ora, di un film epocale chiamato Testa di amfetamina, di spettacoli di danza e riviste ciclostilate e tenute insieme con le graffette, di sit-in e marce per la pace e per i diritti civili. Tutte le parole d’ordine della Beat Generation allineate e rilette in un formicolio di emozioni il cui traguardo migliore, alla fine, è stata la considerazione definitiva che “non esistono ostacoli. O meglio, affanculo gli ostacoli”. Dentro questa New York brulicante di fantasia e gonfia di parole, Sam Thomas è il collettore dei Racconti di gloria beatnik che Ed Sanders racconta condividendo gli stereotipi del caso, dalle velleità artistiche alle utopie politiche, ma più di tutto osservando e riportando il lato umano, le passioni, i tradimenti, le piccolezze e le variazioni d’umore, le gioie, le miserie e le debolezze. Tra i Racconti di gloria beatnik, La suocera, (titolo che vale anche per la mamma in generale) rammenta, con più di un sorriso, che la famiglia e i genitori restavano una delle principali fonti di sostentamento dei figli mentre provavano “i brividi da pericolo dell’insurrezione”. Un senso di clandestinità che Ed Sanders ritrae con ironia e umorismo, ricordando quando “l’America era un teschio d’orso, le poesie imperversavano” e seguendo l’impatto di Urlo verso imprese più improbabili che impossibili, vocazioni perdute o rimesse per sempre. Per qualcuno fu un sogno a occhi aperti e un incubo, per altri l’inizio di una carriera, per altri ancora una somma di ideali, magari confusi ma sinceri: amore (soprattutto: sesso) libero, pace, arte, ispirazione nella vita quotidiana. Di equilibrio, neanche a parlarne, ma è lo stesso Ed Sanders ad accorgersi che “le vibrazioni, come dicono, o i vettori, furono consegnati per errore da qualche altra parte che non in un paradiso pro tempore”. Qualcosa andò storto, come ha ammesso anche William Burroughs: “Quando venne pubblicato, Racconti di gloria beatnik catturò alla perfezione il grottesco squallore e le sfrenate psico-sperimentazioni del periodo, l’agonia delle sconfitte contro l’orrore del Pentagono e l’estasi delle illuminazioni delle dee del ghetto”. Se la realtà bohémienne rimane il lato più affascinante e divertente, dietro gli aspetti eccentrici e pittoreschi, era esploso un incontrollabile anelito di libertà, che si sente, ancora intatto, nei Racconti di gloria beatnik. Per quanto tramandate a lungo, poi le illusioni finirono presto: nell’ottobre 1962 il mondo visse il momento più vicino all’olocausto nucleare e il “vomito bellico” prese il sopravvento, per sempre, ma noi continuiamo a preferire di gran lunga quegli innocui scapestrati che andavano a frugare nelle masserizie sui marciapiedi del Lower East Side.
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