giovedì 24 giugno 2010

Tristan Egolf

Un vero outsider Tristan Egolf, il narratore. Altrettanto reale il loser, John Kaltenbrunner, per quanto sia soltanto il protagonista di questo eccellente esordio. Cominciamo dal primo, che ne ha qualche diritto: aveva poco più di vent'anni, Tristan Egolf, quando si è ritrovato sui ponti della Senna. Un americano a Parigi un po' particolare visto che per sbarcare il lunario andava a raccogliere quattro spiccioli nella custodia della sua chitarra. Repertorio da folksinger che, a quanto pare, per qualche tempo ha condiviso con tale Beck Hansen o Beck Campbell che, da lì a poco, sarebbe diventato noto al mondo con il semplice nome di Beck. Grazie ad una canzone, I'm A Loser che ben si addice a John Kaltenbrunner, ovvero Il signore della fattoria in persona. Scritto e riscritto nel resto delle giornate parigine e scoperto dal romanziere francese Patrick Modiano (è la figlia, guarda un po', che fa da tramite) Il signore della fattoria viene prima pubblicato in sordina in Europa, poi negli Stati Uniti e di nuovo, in altre traduzioni (italiana compresa) in Europa. Il motivo di tanto interesse è un fottuto perdente che, nel bel mezzo della provincia americana, bianca, povera, disperata, si ritrova ad andare costantemente controcorrente rispetto alla sua esistenza. Le atmosfere della smalltown di Baker, dove è ambientato Il signore della fattoria, sono le stesse evocate nelle canzoni della Carter Family, nei Basement Tapes, nelle Roots dei Blue Mountain o nei deliri degli Handsome Family: ottusità, bizzarie, pettegolezzi, alcool a pioggia, gente disperata che vive tra la spazzatura sulle rive dei fiumi, dinamiche sociali misteriose e consolidate più dall'abitudine e dall'apatia che dalla loro necessità. John Kaltenbrunner ha la sfortuna di nascere intelligente nel posto sbagliato, esattamente in the middle of nowhere. Ancora prima di finire le scuole dell'obbligo ha avviato una piccola impresa agricola all'avanguardia e tanto basta a scatenare le invidie, i risentimenti, voci e voci e voci che portano, inevitabilmente, ad una guerra totale tra lui e la contea intera. Comincia così un'odissea di violenze e disastri esistenziali che si conclude con scene apocalittiche degne del primissimo Stephen King. C'è qualche scollamento, nella narrazione, e non tutto è al suo posto, ma essendo un debutto ci si può aspettare da Tristan Egolf le dovute variazioni di rotta. Magari già dal prossimo romanzo che, come vogliono le indiscrezioni, è dedicato ad un altro loser ed è ambientato a Philadelphia. Chissà, magari ci metteremo i Marah come colonna sonora.

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