Indagando vita, gesta, morte e miracoli di Robert Johnson, Harmonica Frank, Sly Stone (e la versione definitiva del mito di Stagger Lee) Randy Newman, The Band ed Elvis (più di tutti), Greil Marcus traccia una dettagliata e appassionata ricostruzione dell’indissolubile rapporto tra America e rock’n’roll. Un lavoro analitico svolto con un gusto singolare, perché è “mettendo insieme i pezzi, cercando di capire cosa è novità e avventura, cosa è debole e compiacente, può darci un’idea di quanto spazio esiste in questa cultura musicale, e nella cultura americana, un’idea di quanto un cantante e un gruppo possono fare con una serie di canzoni mischiate nell’incertezza che è il pubblico pop. Guardando indietro negli angoli, possiamo scoprire di chi è l’America in cui stiamo vivendo in ogni momento, e da dove proviene. Con fortuna, potremo anche toccare lo spirito del luogo che gli americani hanno sempre cercato, e nel cercare hanno saputo creare”. Questa vocazione si propaga lungo Mystery Train cercando di individuare una possibile definizione di due entità mutevoli e sfuggenti che Greil Marcus insegue senza alcuna volontà di collocarle in un recinto preciso, per non dire accademico. Sapendo che “il rock’n’roll è una combinazione di belle idee assorbite dalle mode, terribile ciarpame, fallimenti spaventosi nel gusto e nel giudizio, dabbenaggine e manipolazione, momenti di incredibile chiarezza e invenzione, piacere, divertimento, volgarità, eccesso, novità e assoluto indebolimento, tutto mischiato in modo perfetto nelle radio Top 40, la versione rock’n’roll definitiva dell’America”, Mystery Train si inoltra in cerca di un’identità o, volendo, di una coerenza su un territorio instabile. Prima di tutto perché, come scrive Leslie Fiedler: “essere americano (a differenza dell’essere inglese, francese o di qualunque altra nazionalità) è esattamente saper immaginare un destino invece che ereditarlo; poiché siamo sempre stati, da quando siamo americani, co-abitanti del mito piuttosto che della storia”. La formazione di un sentire comune è un tema che tende a sfuggire e Greil Marcus sa che “la più interessante battaglia americana potrebbe essere la battaglia per liberare se stessi dalle limitazioni con cui una persona nasce, per poi imparare qualcosa circa il valore di quelle limitazioni”. Quello è il solco dove i semi del rock’n’roll hanno attecchito e, non a caso, dato che Greil Marcus si premura di ricordare che “la nostra cultura trova la sua tensione e la sua vita dentro i confini del luccichio e del suo scomparire, nel tentativo di venire a termini con il tradimento senza abbandonare la promessa”. A quel punto, le digressioni lungo le storie dei singoli musicisti servono a scoprire che in tutte le sue contraddizioni “l’America è un posto pericoloso, e trovare comunità richiede il massimo che possiamo dare. Ma se l’America è pericolosa, le sue piccole utopie, non chiedendo nulla, promettendo sicurezza, sono normalmente pericolose”. Tra queste ultime, è inevitabile pensare al rock’n’roll, e non solo perché “la buona arte è sempre pericolosa, ha sempre un finale aperto. Una volta che l’hai mandata fuori nel mondo ne perdi il controllo; la gente la inserirà nelle proprie vite in ogni modo possibile”. Nelle pieghe del suo spirito, che va un po’ oltre gli aspetti musicali e culturali, Greil Marcus individua un mito “all american”, capace, nei suoi principali epigoni e a distanza nel tempo, di reggere “la tensione tra la comunità e la fiducia in se stesso; tra la distanza dal proprio pubblico e l’affetto per esso; tra l’esperienza condivisa della cultura popolare e il talento speciale di artisti che traggono energia dall’esperienza condivisa e contemporaneamente la cambiano. Questo è ciò che rende il rock’n’roll al suo meglio un’arte democratica, quantomeno nel significato americano della parola democrazia. Penso che ciò sia vero perché la nostra democrazia non è nient’altro che una contraddizione: la fede di ogni uomo e di ogni donna in se stesso e se stessa, e così la solitudine della separazione, e così il desiderio di armonia e di comunità”. A saldo delle esternazioni apodittiche e del tono, che è spesso tranchant, Mystery Train resta un avvicente spiegazione del mistero gaudente del rock’n’roll e un valido ripasso di un’idea di America, ormai molto lontana.
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