mercoledì 23 febbraio 2011

Colum McCann

Rivelatosi con I figli del buio, Colum McCann aveva esordito con La legge del fiume ci offre la possibilità di scoprire il suo esordio, un romanzo che nello scorrere delle metafore fluviali nasconde e rivela scampoli della sua autobiografia e delle sue radici. Colum McCann, come James Joyce, guarda l’Irlanda con l’occhio dell’esule. Si concede, già nell’incipit del romanzo, il dubbio, il disorientamento e le perplessità dell’essere migrante, tanto che “nemmeno il fiume sapeva più di essere un fiume”. E' la storia di un ritorno a casa e nello stesso tempo di una partenza in qualche modo definitiva perché “è sempre bello tornare in qualche posto, ma proprio in qualunque posto, basta sapere di essere di nuovo in partenza”. Dopo aver cercato disperatamente la madre in Messico e negli Stati Uniti, Conor Lyons, il protagonista del romanzo, torna dal padre in Irlanda e scopre che ormai è solo un’ombra di uomo. Partito a sua volta anni prima, per “lasciare l’Europa ai suoi cumuli di ossa e carne maciullata, al massacro che stava decimando entrambi i fronti” e approdato in Messico, è tornato a casa. L’avventurosa vita del fotografo cominciata durante la guerra civile in Spagna è ormai un ricordo sbiadito e ingiallito come le stampe dei suoi scatti. Vive in uno stato di prostrazione, non ha altri interessi se non un fantomatico salmone gigante a cui dedica tutte le sue giornate. Attraverso la sua voce, Conor Lyons vorrebbe conoscere la madre, Juanita, che ha cercato invano per cinque lunghi anni, ma il padre ormai sembra assorbito dal lento scorrere del suo tramonto. La legge del fiume racconta l’incontro mancato, un dialogo inesistente su cui pesa il passato, una diffusa miseria esistenziale incorniciata dai panorami bucolici dell'Irlanda: all’appello finale manca qualcosa nella trama e nei personaggi, e non è un caso se le parti più intense e liriche del romanzo sono proprio quelle che affidano al paesaggio e alla sua descrizione la ricerca di un'identità ancora indefinita. Le metafore ambientali valgono per il padre (“Il fiume sussultò. Era un istante di perfetta intesa. La luce del sole catturò al volo le goccioline e le colorò man mano che si sollevavano, e in quel momento mi fu chiaro che il vecchio e l'acqua erano una cosa sola: avevano vissuto la propria vita spacciandosi l’uno per l’altro, il fiume e lui, un tempo irrefrenabili, smaniosi d'imboccare nuove strade e correre via impetuosi, mentre ora procedevano lenti verso un mare estremo, immutabile”), per il figlio, Conor Lyons (“L'alba lasciava sulle strade uno strascico rosso, un'ondata tifoidea che si riversava sul mattino. Io continuavo a camminare, sotto l'ombra di rami frondosi, sotto il sole, sotto la volta di un universo pieno di dubbi e curiosità, con un filo del telefono che continuava a farfugliare dentro di me”) e con ogni probabilità anche per lo stesso Colum McCann che ha dovuto attraversare di nuovo l’oceano per scoprire, con I figli del buio, una voce ben più chiara e convincente della legge del fiume. 

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