Surreale, comico, tagliente, visionario e lucidissimo nello stesso tempo Pesca alla trota in America il capolavoro di Richard Brautigan è diventato ormai un classico assoluto. Indispensabile, fosse solo per capire quell’America che, anche per noi “è spesso soltanto un luogo della mente”. La provocazione di Richard Brautigan prende il via dalle composizioni cut up & fold in della Beat Generation e si allea con spontanea naturalezza alla psichedelia di San Francisco, Grateful Dead in testa, in una simbiosi tra outsider e ribelli libertari. “L’America non ha bisogno di ulteriori prove” scrive Pesca alla trota in America alias Richard Brautigan nel 1960 e, nel fermento ideale di quegli anni, la sua è più una speranza che una constatazione. La realtà appena percepita da Pesca alla trota in America comincia a mostrare agenti dell’FBI e minacciose presenze, a partire dall’incombente bomba sopra la testa di tutti. Di suo, Pesca alla trota in America è esplosivo perché sconquassa i luoghi comuni, apre varchi tra i cliché, gioca con liste, numeri, elenchi, ricette, lettere e parole con l’irriverenza di una visione geniale e anarcoide. Forse all’epoca “era tutto molto più semplice” come si legge nelle prime pagine di Pesca alla trota in America e “viaggiando da un bel nome all’altro” si rimane invischiati in un complotto di personaggi il dottor Caligari, Maria Callas, Teddy Roosvelt, Charles A. Lindbergh, Hemingway, John Dillinger, Lewis e Clark, Nelson Algren frullati in una caleidoscopica macedonia, una dimensione quasi onirica per comprendere una realtà ormai ingovernabile, se non proprio incomprensibile. Il viaggio dentro una forma linguistica e narrativa del tutto estemporanea e coraggiosa è parallelo e contemporaneo ad altri viaggi verso ipotesi & utopie e sulle strade abitate da beatnicks e rock’n’roll band come non sarebbe più successo. “Lasciammo la California selvaggia appena prima che fosse necessario salire sul coperchio di quella tazza e infilare i piedi nel buco per spingere i rifiuti giù nell’abisso come una fisarmonica” dice Richard Brautigan e anche in quell’accento allarmato e profetico Pesca alla trota in America si rivela un riflesso proprio del suo tempo, la cui esistenza collima con le date che delimitano i sogni di intere generazioni. Scritto tra il 1960 e il 1961 profetico Pesca alla trota in America sarà pubblicato nel 1967, anno in cui le celebrazioni e i fuochi d’artificio di Monterey lo accolsero tra gli uomini e le donne di un nuovo mondo che non sarebbe mai arrivato. Proprio vent’anni dopo, nel 1987, quando ormai le illusioni erano state fagocitate dal “grande freddo”, da una realtà sempre più cinica e da migliaia di fallimenti esistenziali, Richard Brautigan tolse il disturbo lasciandosi alle spalle il disordine di una vita da outsider e quel Pesca alla trota in America che è stato un grimaldello per scardinare il futuro. Quasi niente è andato per il verso giusto, ma la difesa degli eccentrici è un obbligo, oltre che un diritto e un piacere.
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