Agli albori della cultura popolare americana, Theodore e Paul Dreiser si trovano su due fronti opposti e contigui. Theodore Dreiser è uno scrittore e un reporter che sta generando l’essenza di un linguaggio. Un pioniere, in fondo, che non avrà la fortuna di comprendere la qualità delle sue scoperte. Paul Dreiser conosciuto con il nome di Paul Dresser come attore, songwriter ed editore è un uomo di mondo “dotato di una specie di genio lieve, non gravato dalla pensosità di un temperamento riflessivo, ma caldo e genuinamente tenero, con un gusto per quella bellezza semplice che maggiormente è in grado di suscitare emozioni”. Insieme scrissero in modo piuttosto rocambolesco una ballata, On The Banks Of Wabash, Far Away, destinata a diventare uno dei primi e più consistenti hit di Tin Pan Alley. La canzone, anche soltanto per restare fedeli al titolo, è un po’ lo spartiacque di Piangeremo per questi sogni? che è, in fondo, una storia autobiografica di ambizione, talento e di quella “ricerca della felicità” che è una vocazione (quasi) istituzionale dell’identità americana. Theodore Dreiser racconta la vita del fratello e insieme il nascere e il proliferare della cultura popolare, dal vaudeville al minstrel show, fino a Broadway. Il successo è alterno perché se la figura di Paul Dresser è volitiva, generosa, coraggiosa, l’altra metà è fragile, ingenua e superstiziosa. Paul Dresser non tollera il numero 13 (e i suoi multipli) e quando vede un cappello sul suo letto ci legge una premonizione fatale. La “tragedia americana” è una sorta di scambio che i fratelli Dreiser alternano con il più classico degli american dream, palleggiandosi di volta in volta il ruolo di perdente: all’inizio è Theodore, intristito dai suoi insuccessi e dalla difficoltà di trovare una sua voce, a essere salvato nelle strade di New York dalla carrozza del fratello; poi sarà Paul a dover scontare la propria incapacità di gestire il successo e a soccombere ai lati più ombrosi e tentennanti del proprio carattere. Il fratello lo descrive così: “La sua era una di quelle indoli semplici, fiduciose, non indurite, calorosa e variegata, ma intensamente sensibile, e facilmente e fatalmente soggetta alle raffiche gelide delle difficoltà umane, per lievi che siano”. Anche se la scrittura di Theodore Dreiser è florida nei dettagli (le sue descrizioni di Broadway e della New York del diciannovesimo secolo sono più nitide delle fotografie dell’epoca) e accorato nel tono la sua analisi della parabola del fratello è ferma e impietosa: “Per quanto irreale possa sembrare, essere tagliati fuori da quel mondo luminoso di cui lui si considerava una figura essenziale era quasi insopportabile”. Piangeremo per questi sogni? è un piccolo capolavoro di concentrazione perché nel ridotto spazio di un racconto e senza sprecare una parola di troppo, Theodore Dreiser riesce a farci abitare un’epoca, ci fa scoprire alcuni elementi fondamentali della cultura americana e spiega dove può portare “il tentativo di essere felici”. Non si può chiedere di più.
giovedì 13 ottobre 2011
Theodore Dreiser
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