giovedì 9 novembre 2023

Leonard Cohen

Ray Charles citato nell’epigrafe è già qualcosa in più di un indizio. Genio, ritmo, coraggio:  l’inseguimento di un senso e di una magia è foriero di elaborate acrobazie e Leonard Cohen sprizza energia da tutti i pori. Lo scrittore è in contrasto con la presenza ieratica del songwriter che verrà in seguito: Beautiful Losers si avvicenda con un turbinio di emozioni, è davvero un romanzo sensazionale e ci vuole tatto per affrontarlo, ancora oggi, a distanza di sessant’anni. La stessa gestazione è stata fonte di turbamento che, nel Libro del desiderio, Leonard Cohen descriveva così: “Beautiful Losers è stato scritto all’aperto, su un tavolo che stava in mezzo a rocce, erbacce e margherite, dietro la mia casa a Hydra, un’isola del Mare Egeo. Vivevo là, molti anni fa. Era un’estate rovente. Non mi coprivo mai la testa. Quello che hai in mano è un colpo di sole, più che un libro”. Un ribollire linguistico dentro (e fuori) una trama inesistente, costruita con digiuno e fuochi d’artificio, droghe e sesso in continuazione (il rock’n’roll deve ancora arrivare) visto che “tutti coltivavamo una certa ambiguità come stile”. È spesso un flusso di coscienza, tra cronaca e storia, le dimensioni esaltate di simbologie e metafore con le maiuscole che calano come un castigo divino e prolusioni e dichiarazioni d’intenti emanate da un pulpito invisibile (il più delle volte una frequentatissima alcova). Beautiful Losers è un collage esuberante e macroscopico che Leslie Fiedler definirà “un romanzo pop-art assolutamente onesto” dove Catherine Tekakwitha, Edith, F., e lo stesso Leonard Cohen, sono le comparse di “una danza di maschere” e sono tutti “parte di una collana di incomparabile bellezza e priva di significato”. Questo continuo ondeggiare sulle “diverse ali del paradosso” induce Leonard Cohen a scoprirsi sempre di più e a proclamare: “Sono stanco dei fatti, sono stanco delle speculazioni, voglio essere consumato dall’irrazionalità. Voglio lasciarmi trasportare”. Questo proposito è l’anima istintiva di Beautiful Losers che si pone in modo distinto rispetto alla realtà, anche in modo plateale quando in un passaggio dice: “La maggior parte delle persone non sono disposte a portare la loro vita in prima linea, la maggior parte delle persone non dovrebbe farlo e la maggior parte delle persone non ha niente in nome di cui portare la propria vita in prima linea, ed è probabilmente meglio così”. Lui, il poeta, il pellegrino, l’amante, l’outsider sa di essere sprofondato in un abisso (“Quello che vi è di più originale nella personalità di un uomo è spesso quanto vi è di più disperato”), ma anche di aver intuito una possibile deviazione, tra le tante (“Non voglio essere una stella, che muore soltanto”). Per questo Leonard Cohen spiegava così Beautiful Losers: “Non è un libro d’immaginazione nel senso che in ogni pagina l’autore vi appare senza schermi protettivi più di quanto usualmente accada in un’opera di immaginazione. E questo perché il libro è davvero una lunga preghiera che cerca di dire la sua sulla vita di una santa, una meditazione compiuta stando in equilibrio su una fune da cui si scivola fra le urla di tutto il circo e per non precipitare si ricade sulla fune con il cavallo dei pantaloni, e tutti i maschi fra il pubblico chiudono gli occhi, sanno l’effetto che fa”. È proprio un’avventura infinita, al punto che Leonard Cohen diceva, ancora: “Più e più volte ho dovuto rassicurare me stesso e il lettore che si trattava solo di finzione, e quando ce ne convincevamo e riuscivamo a rilassarci potevo finalmente tuffarmi nella preghiera che a sua volta, io credo è costituita nel profondo da eventi reali, bottoni, dubbi, spazzatura, torte in faccia e bisogna muoversi in mezzo a questa merda prima di poter usare il puro vocativo”. L’esprit de finesse finito in un erudito fiorire di citazioni, rimandi e calembour di un’unica “sardina materiale in una scatoletta di fantasmi” richiama lo spirito animalesco e segreto (fino a un certo punto) di Beautiful Losers che Leonard Cohen infine svela così: “Se ascolto i Rolling Stones? Senza tregua”. Anche noi.

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