In questa piccola e moderna favola, Carl Hiaasen, senza rinunciare alla semplicità, all’eleganza e all’ironia che lo distinguono, riesce a decifrare una bella serie di conflitti, tutti molto pertinenti e sempre attuali. Tutto comincia con un ragazzo sensibile e acuto, Roy Eberhardt, che viene vessato da un compagno di scuola, e con un misterioso coetaneo che armeggia con i mocassini acquatici come se fossero animali domestici. A Coconut Grove, la cittadina della Florida dove la famiglia di Roy si è trasferita dopo una lunga serie di traslochi (l’ultimo da Bozeman, Montana, praticamente agli antipodi) nello stesso tempo si sta verificando una serie di strani vandalismi nel cantiere che dovrà ospitare dell’ennesimo fast food, quello rinomato di Mamma Paula. L’inaugurazione è prevista a breve, con la presenza della starlet di turno, l’appariscente e annunciata Kimberly Lou Dixon, che avrà un ruolo tutto suo nello svolgersi di Hoot. Intanto Roy deve vedersela con il suo nemico e “una parte di lui voleva farla subito finita. Non per arroganza, ma per orgoglio, perché non aveva alcuna intenzione di passare il resto dell’anno ad acquattarsi nei bagni o a sgattaiolare nei corridoi nel tentativo di evitare quel bulletto idiota”. Una saggia decisione, che però porterà a conseguenze incontrollate e a scoprire che gli scherzi e le intrusioni a danno del cantiere di Mamma Paula sono dovuti alla necessità di salvaguardare l’habitat dell’athene cunicularia floridiana o civetta delle tane, una piccola e innocua creatura minacciata dalla speculazione edilizia. A quel punto, lo scontro si propaga in un’altra direzione e vede i ragazzi confrontarsi con il mondo degli adulti che in Hoot è ritratto con una carrellata di personaggi maldestri che vengono travolti da un’ondata di bugie e sotterfugi. I giovani e improvvisati attivisti moltiplicano gli sforzi e si ritrovano ben presto degli imprevisti e importanti alleati che saranno determinanti nella rocambolesca ma sacrosanta avventura per salvare le civette dai bulldozer. La loro mobilitazione è raccontata da Carl Hiaasen con un piglio molto frizzante, che lascia intendere come molte distanze, non ultime quelle generazionali, di fronte alla necessità di tutelare l’ambiente in cui viviamo, che poi è lo stesso per tutti, possono diventare relative. Ci vuole quel po’ di convinzione e di ostinazione che distinguono Roy Eberhardt e poi la soluzione, può arrivare a sorpresa con un coro che canta This Land Is Your Land, una canzone quanto mai appropriata, e nel caso più potente della televisione e dei giornali che, come al solito, giocano un ruolo ambivalente nella battaglia per un piccolo angolo di paradiso, popolato non solo dalle civette, ma anche da falchi pescatori, aironi, coccodrilli e triglie. Hoot riserva molti episodi divertenti e una graditissima leggerezza nel collocare una morale che più candida non si può: tutto succede dal basso verso l’alto e la partecipazione resta l’arma più potente. La lezione, più o meno, è quella e Carl Hiaasen di sicuro non pretende di deviare il corso della storia ma si accontenta di concedere un’illusione che potrebbe benissimo essere un’ipotesi, e, per l’occasione, basta e avanza.
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