martedì 20 luglio 2010

Robert Sabbag

Con la neve fino agli occhi è la storia di Zachary Swan, nome di battaglia di uno dei precursori dello spaccio di droga su larga scala. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta trasformò completamente il traffico delle sostanze stupefacenti quando scoprì che era molto più semplice e redditizio commerciare cocaina piuttosto che ingombranti carichi di marijuana. Qualche doverosa premessa, per non farsi confondere le idee: Con la neve fino agli occhi non è un'apologia dello spaccio di droga e non considera Zachary Swan un eroe assoluto; non è un'elegia all'abuso di marijuana, cocaina, acidi e altre dolcezze; non contiene visioni psichedeliche (a parte un paio di citazioni dei Grateful Dead) o evoluzioni linguistiche influenzate da viaggi della mente. In effetti di paradisi artificiali Zachary Swan ne conosce ben pochi: per quanto redditizi, i suoi traffici coinvolgono un intreccio di persone, relazioni, amicizie più o meno pericolose e tensioni che non si risolvono mai perché "trafficare droga vuole dire aspettare. Seduti in una stanza. Aspettare e ammazzare il tempo. A dispetto di quanto complicati siano i preparativi, di quanto l'affare sia a tenuta stagna, trafficare significa innovare, prendere al volo, modificare l'operazione perché la tua barca o il tuo corriere se la sono filata". Per questo la cocaina, o la droga in generale, è del tutto relativa nell'economia generale di Con la neve fino agli occhi: il senso ultimo del traffico è ben pesto chiaro ("Comunque la maggior parte della gente non sa che cosa sniffa, sa solo cosa ha comprato. Se gli offri roba pura si lamentano del prezzo dicendo che è merda perché non è uguale a quella che si fanno di solito. Così la tagli con il borace e ti pagano tutto quello che chiedi. Ma ci vuole tempo. Dopo averne smerciata gran parte a un prezzo onesto, puoi infinocchiare la gente con quello che resta per il piccolo spaccio") almeno quanto i suoi pro (i soldi) e contro (qui l'elenco è più difficile). La differenza la fa il ritmo della scrittura che è un ibrido tra rock'n'roll e reportage, con Robert Sabbag che si destreggia ad essere investigatore e testimone nello stesso tempo, tanto che alla fine viene il dubbio che qualcosa l'abbia vissuta anche lui in prima persona. Gli applausi da Hunter S. Thompson e Norman Mailer dovrebbero servire da ulteriore garanzia, ma a tutti gli effetti Con la neve fino agli occhi è un libro splendido e trascinante, che non mancherà di stupirvi.

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