giovedì 24 giugno 2010

Richard Ford

Le short stories di Rock Springs sembrano il punto di riferimento a cui Richard Ford si è ispirato per quelle di Infiniti peccati. Certo, non un'autocitazione o un riciclaggio di mestiere, solo il tornare sulla forma e su antichi temi con una nuova consapevolezza. Il punto di partenza rimane quello descritto nel finale di Amore, uno dei più bei racconti di Rock Springs: "Sapevo cos'era l'amore e sapevo di che si trattava. Si trattava di non inguaiarsi e di non inguaiare nessuno. Si trattava di non lasciare una donna per il pensiero di un'altra. Si trattava di non essere mai in quel posto dove dicevi che non saresti stato mai. E si trattava di non esser mai solo. Mai. Mai". Lo sviluppo di questa impegnativa tesi, a quindici anni di distanza, prende la forma di Infiniti peccati, e già il titolo prevede una sensibile variazione delle ipotesi. Qui, chi più, chi meno, nei guai ci sono un po' tutti perché la rincorsa alla felicità non sempre è coerente con i casi della vita e alla fine, come laconicamente dice uno dei personaggi, "se riuscivi a cavartela, te la cavavi". Con grande mestiere, Richard Ford sposta l'asse della sua attenzione dall'amore alla vita, seguendo il sentiero tracciato dalla storia centrale della sua narrativa ovvero quella che attraversa Sportswriter e Independence Day (in attesa, si spera, di un capitolo che concluda la trilogia). Con la differenza che nelle short story di Infiniti peccati il gusto per il posizionamento del dettaglio, di quelle piccole tessere che vanno ad incastrarsi riga dopo riga, di quei frammenti di tempo ("Solo un momento senza dimensioni, senza echi, un contatto, irrilevante, sotto ogni altro aspetto. Questi momenti, nella vita, sono abbastanza rari, essendo il resto della sua durata così corroso dal prevedibile e dall'obbligato") che sommati danno quella strana cosa che è la vita, o una sua percezione, devono essere condensati, ridotti, sintetizzati. Richard Ford riesce nell'operazione, fuggendo il rischio dell'esercizio di stile, con alcune scene magistrali (padre e figlio a caccia nelle paludi della Louisiana in Richiami), alcuni paesaggi per lui insoliti (New Orleans in Cucciolo) e il consueto sguardo discreto dell'osservatore esperto ma ancora attento. Chi lo segue da tempo ci troverà anche qualcosa di già visto (persino atmosfere che risalgono ad Incendi) ma, oggi come oggi, non è detto che sia un peccato.

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