martedì 8 giugno 2010

Rex Miller

Con la stessa tenuta di Rambo, Daniel Danny Edward Flowers Bunkowski in arte meglio conosciuto come Chaingang (ed è interessante scoprire il perché) se ne è andato per tutto il Vietnam disseminandolo di cadaveri sventrati. E' una macchina da guerra dalla precisione mortale perché non ha niente da perdere e a nessuno interessa perdere lui. In azione è insuperabile e Rex Miller riesce a rendere l'atmosfera, l'incubo, la sua gioia di uccidere in modo assolutamente unico. C'è una lunga scena, in uno dei suoi tanti sogni, in cui descrive la preparazione di un'imboscata su un sentiero vietnamita che andrebbe evidenziata e spedita a Tom Clancy (e dintorni) per insegnargli a leggere e a scrivere. A differenza di Rambo, piagnucoloso e contraddittorio simbolo reaganiano, però non è tornato a casa "senza un posto dove correre, senza un luogo dove andare", come cantava Bruce Springsteen in Born in the U.S.A.. A modo suo, si è adattato ed è andato avanti con il lavoro per cui era stato salvato dalla sedia elettrica, senza fare troppa distinzione tra Vietnam e Stati Uniti, tra amici e nemici, per cui un posto in America l'ha trovato comunque. La sua nemesi si chiama Jack Eichord, già alcolizzato allo stadio terminale, è un poliziotto abituato a lavorare sedici ore al giorno per risolvere i casi di omicidio che gli vengono affidati. Con Chaingang la questione diventerà anche personale, ma è utile che il lettore se lo scopra da solo, anche perché Slob è tanto "leggendario e avvincente" (la definizione è di sua maestà Stephen King) che si legge senza un attimo di tregua. Dovremmo anche dire che, uscito nel 1987, è uno dei capisaldi dello splatterpunk, ma Rex Miller è uno scrittore che trascende un semplice genere. Può dedicarsi all'onomatopeica come se fosse uno sperimentatore dell'avanguardia oppure usare una battuta degna di Mickey Spillane: quello che conta è il ritmo, e pulp al cento per cento, almeno nel senso in cui intendiamo noi il termine: sostanzioso, senza troppe velleità letterarie, veloce e pop, duro e convincente, nonché polemico quel tanto che basta da risultare credibile. Piccola postilla storica: personaggi con il passato di Chaingang sono esistiti veramente con tanto di programmi finanziati da fondi occulti (il più noto è citato di sfuggita da Rex Miller e aveva il nome in codice di Phoenix), armi costruite su misura e missioni la cui esistenza era negata ai massimi livelli, tanto che obiettivi e senso delle stesse sfuggiva anche a chi le aveva inventate. Come ha detto Rex Miller in un'intervista di qualche anno fa: "La gente dovrebbe preoccuparsi meno delle parole e più dei fatti".

 

 

 

 

 

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