lunedì 28 giugno 2010

Richard Brautigan

Greer e Cameron sono due killer professionisti capaci di mille scrupoli e vengono ingaggiati da una sinuosa ragazza di origini native, Magic Child, per una misteriosa missione a casa di Miss Hawkline. Sul bersaglio, mistero fitto, ma la cifra pattuita e il savoir faire di Magic Child, nonché una certa presunzione sulle proprie capacità, spinge Greer e Cameron ad accettare l'incarico e a ritrovarsi nel bel mezzo di un'avventura folle e surreale. La riscoperta, in modo continuativo e approfondito di Richard Brautigan rende finalmente il giusto omaggio ad un grande outsider della letteratura americana. Troppo visionario (e dadaista) persino per i tempi migliori della San Francisco beat & hippie, Richard Brautigan ha inventato un linguaggio fatto di reiterazioni, allusioni, parodie, scherzi e ironie che, trasformato in una scrittura trascinante e irriverente, ha bilanciato il paradosso di una vita tormentata e malinconica conclusa con il dramma del suicidio. Un loser oltre che un outsider perché, come si legge nella dettagliata posfazione di Enrico Monti, proprio questo romanzo poteva essere una delle svolte della sua vita: i diritti furono opzionati all'epoca da Hal Ashby, forse il regista più "in" del momento (siamo intorno alla metà degli anni Settanta) che pensava a Jack Nicholson e a Dustin Hoffman per interpretare i due killer protagonisti del libro. Brautigan lavorò alla sceneggiatura, ma quando Ashby gli propose alcune modifiche, il tavolo saltò e fine del film. Ci riprovò Tim Burton (anni dopo e senza esiti di nota) e potrebbero tentarci i fratelli Cohen tanto il romanzo si avvicina al tenore surreale delle loro storie. Nella casa di Miss Hawkline (o sarebbe meglio scrivere delle Miss Hawkline perché ad un certo punto la ragazza che recluta i killer, Magic Child, si trasforma in un'altra Miss Hawkline) si nasconde un mostro un po' spirito maligno e un po' ectoplasma che disturba e inquieta. Secondo le Hawkline, l'essere immondo vive negli scantinati ed è il prodotto dei misteriosi esperimenti chimici del padre che: a) hanno generato il microclima artico in cui cui è immersa la casa; b) alla fine hanno inghiottito pure lui. I due killer, Greer e Cameron, arrivano tranquilli, beati e affamati alla casa infestata e non mostrano il minimo dubbio sull'incarico: "E' il nostro mestiere. Quindi tenetevi alla larga e al mostro ci pensiamo noi. Chissà, magari poi ce lo mangiamo per cena stasera. Può darsi che sia buono". Il loro tenore, sfrontatissimo (“Fortunatamente il vento soffiava in direzione opposta e quindi non portava l'odore della morte verso di loro. Così potevano guardare la morte senza doverci entrare in confidenza”), è lo stesso che usa Richard Brautigan per allestire un'allegoria composita dentro un cocktail i cui ingredienti sono fin troppo facili da individuare: un quarto di western, un quarto di horror, un quarto di commedia e un quarto di sesso serviti con una spruzzata di sana follia e accompagnati da un generoso bicchiere di whisky (che è indispensabile, se si vuole arrivare alla fine, dove scoprirete perché).

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