Il silenzio tra le dune, i suoni negli abissi, le rotte segrete delle anguille, i movimenti dei molluschi, lo stupore di fronte a un’onda, a uno scoglio, a una conchiglia: Rachel Carson parte e ritorna all’oceano che “è una presenza immediata, perentoria, impossibile da ignorare”. È all’inizio di tutto ed è anche una parte consistente di Una favola per il futuro, perché “il vero spirito del mare non risiede nell’onda delicata che lambisce una spiaggia balneare immersa nella luce del sole d’una giornata estiva. Piuttosto, è in una costa solitaria all’alba o al tramonto, oppure nel buio d’una tempesta o della mezzanotte, che percepiamo un qualcosa di misterioso e lo riconosciamo come realtà del mare”. La sua contemplazione, a cui Rachel Carson dedica una vasta gamma di descrizioni, ci fa capire che “il tempo è come il mare, contiene tutto quando ci ha preceduti, prima o poi ci spazza via sommergendoci e lava e cancella le tracce della nostra presenza”. Questa dedizione marina è un’ouverture quanto mai pertinente nel complesso di Una favola per il futuro: si tratta di una corposa antologia di articoli, discorsi e lettere comprensiva delle introduzioni a Primavera silenziosa e a Il mare intorno a noi che offre un punto di vista intimo del lavoro e dell’espressione letteraria di Rachel Carson. Materiali che provengono da uno spettro molto ampio della vita e della sua carriera e sono raccolte in un volume curatissimo da Linda Lear, già sua biografa. Per la loro estensione rappresentano un’efficace panoramica della percezione di Rachel Carson e della sua premura rispetto alla conservazione e alla protezione dell’ambiente. Se la biologia è solo l’inizio, il mare è il punto di partenza, ed è la fonte primaria di ispirazione per Rachel Carson così come lo è stato per la vita in generale. A bordo di un peschereccio, nelle Everglades o lungo una costa atlantica, il punto di vista somma la scrittura scientifica e quella più narrativa, gli aspetti razionali e quelli emotivi. Le descrizioni sono appassionanti, non di rado poetiche, e prediligono “meraviglia e umiltà” tant’è che il rapporto con il mare non è soltanto metodico: c’è un processo di identificazione e di riflessione che si protrae nelle esplorazioni di Rachel Carson. La generazione della vita nell’acqua del mare resta un mistero anche per lei, e la ricerca di una risposta passa attraverso una prosa essenziale e spontanea: “La materia della scienza è la materia della vita stessa. La scienza è parte della realtà della vita; è il cosa, il come e il perché di tutto quello che ricade nella nostra esperienza. È impossibile capire l’essere umano senza comprendere il suo ambiente e le forze che lo hanno forgiato, fisicamente e mentalmente”. Comprendere la biologia nella limpida spiegazione di Rachel Carson “significa capire che il flusso della vita, che scorre da un passato indistinto verso un futuro incerto, è in realtà una forza unificata, benché composta da un numero e una varietà infiniti di vite separate. Nella sua essenza, la vita è vissuta allo stato libero”. Questo è vero così come la certezza che “fin dall’inizio del tempo biologico, vi è stata la più intima interdipendenza possibile tra l’ambiente fisico e la vita che esso sostiene”. Detto questo, un tratto comune e ricorrente in Una favola per il futuro è l’urgenza di avvertire un pericolo, oggi più necessaria che mai: “Il genere umano si è spinto molto lontano, in un mondo artificiale di sua creazione. Ha cercato di isolarsi, nelle sue città di acciaio e cemento, dalle realtà della terra, dell’acqua e del seme che germoglia. Ebbro nel percepire il suo stesso potere, sembra spingersi sempre oltre, in nuovi esperimenti per la distruzione del sé e del suo mondo”. Nel tentativo di riportare l’attenzione alle corrispondenze e i vincoli naturali, Rachel Carson si prodiga nel sollevare le questioni ambientali, della condivisione e della tutela del pianeta su cui viviamo, dagli sforzi in difesa a Primavera silenziosa fino agli ultimi giorni, e sono avvertimenti sempre validi. Nella ricca composizione di Una favola per il futuro c’è però spazio per un ennesimo, piccolo gioiello: lo script per un programma televisivo sulle nuvole, che riesce a sommare una rara e preziosa capacità divulgativa con una grazia unica, e allora ricorrono le parole di Richard Jefferies quando diceva: “Le ore in cui la mente è assorbita dalla bellezza sono le uniche in cui viviamo veramente. Tutto il resto è illusione, o mera resistenza”. Se c’è Una favola per il futuro si trova lì, e da qualche parte, là in mezzo al mare.
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