lunedì 27 dicembre 2010

Sam Shepard

Un oggetto misterioso, una sequenza di racconti più che un romanzo a tappe, degna degli appunti presi per sopravvivere durante il Rolling Thunder. Forse la chiave di lettura è proprio lì perché La luna del falco è un libro (che è difficile definire come o cosa) che in realtà è un magnifico e appassionato (se non il più appassionato in assoluto) omaggio al rock’n’roll. A giudicare dall’inizio e dalla conclusione, nella wilderness e con le leggende dei nativi nell’aria, sembrebbe più uno dei viaggi “attraverso” di Sam Shepard incollato al volante e ai suoi pensieri ed “ecco cosa succede quando guidi sui percorsi lunghi, specialmente se sei solo. Guidare da solo consiste principalmente nel restar seduti e spostarsi insieme alla strada. E’ un tipo d’azione piuttosto stazionaria ma la macchina continua a muoversi mentre tu te stai seduto e ti si addormentano i piedi. La tua mente corre via come il motore, una cinepresa impazzita, ma il corpo resta al posto suo. Questo è il guidare”. L’argomentazione non è ripetitiva perché in questo caso vale la pena di ricordare che, come diceva Henry Miller in Big Sur e le arance di Hieronymous Bosch, “la nostra meta non è mai stata un luogo, piuttosto un nuovo modo di vedere le cose”. La luna del falco è visionario, frammentario, rapido e tagliente come può esserlo solo il rock’n’roll: caotico e brillante. Una collezione di istantanee “on the road” che infila una sequenza con un ordine tutto suo composto dai paesaggi into the great wide open ai Rolling Stones da rituali ancestrali ai cicli moderni, per non dire della Beat Generation. Se sei sulla strada, non si può dimenticare Jack Kerouac: “Un dolore come una pugnalata allo stomaco. Jack Kerouac è morto così. Canadese del Quebec. Io sono diretto in Canada. Patria di Jack. Il suo stomaco esplose e sanguinò per via degli eccessi. Io sono tre giorni che non bevo un goccio. Forse ho bisogno di un cicchetto”. Tanto per cambiare, ma in un viaggio “è in mezzo che c’è l’azione” e l’azione è il rock’n’roll o meglio Keith Richard (qui scritto al singolare perché sono due nomi propri, invece di nome e cognome) in mezzo c’è il ritmo (Keith Moon e Ginger Baker), c’è la rivoluzione (l’unica, vera rivoluzione del ventesimo secolo) di cui Sam Shepard scrive (almeno) due immaginifiche apologie, ovvero Rip It Up Ritmo. Il rock’n’roll è l’unica certezza perché nel resto, sembra di sentirlo Sam Shepard, “tanto vale dirlo, sappiamo ben poco del quadro totale, e questa è la verità”. Poco importa perché nel periodo della Luna del falco “i segreti incominciano a sussurrare” e Sam Shepard ha trovato un modo unico di raccontarli. Un modello di scrittura particolarissimo e risoluto che coltiva l’immagine come punto di riferimento, che costruisce “attraverso” lo sguardo d’insieme. Ed è molto “americana”: immediata, pragmatica chiara e nello stesso tempo caleidoscopica e psichedelica, la voce di Sam Shepard mantiene La luna del falco un diamante puro e grezzo anche a distanza di anni e in quello c’è ancora tutto il suo grande fascino. 

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