martedì 21 dicembre 2010

Henry Miller

E’ vero che Il colosso di Marussi è un libro dedicato a incontri e riflessioni, sempre con l'andamento altalenante e assolato dell'estate greca, ma lo stile ineguagliabile del grande scrittore americano, proprio in quell’atmosfera calda, luminosa e molto misteriosa, sembra intuire o scoprire molti segreti dell’arte e della vita, con un taglio quasi filosofico, come scrive in uno dei passaggi più lucidi: “Vivere creativamente, ho scoperto, significa vivere sempre meno egoisticamente, vivere sempre più dentro il mondo, identificandosi con il mondo e influenzandolo per così dire nel nocciolo. L’arte, come la religione, è soltanto, mi sembra adesso, una preparazione, una iniziazione al modo di vivere. La meta è la liberazione, essere liberi, che significa assumere una maggiore responsabilità”. All’ombra dell’Olimpo e godendo delle conversazioni con Ghiorghios Katsímbalis, il “colosso” che lo accompagna a scoprire le radici delle forme di civiltà e di cultura occidentali Henry Miller rilegge anche la natura più intima del narratore quando scrive: “Ho sempre pensato che l’arte di narrare consiste nello stimolare l’immaginazione dell’ascoltatore a tal punto che assai prima della fine egli annega nelle proprie fantasticherie. Le storie migliori che ho sentito erano senza senso, i libri migliori qulli di cui non ricordo la trama, le persone migliori quelle con cui non approdo a nulla”. Il vero titano sembra essere lui, Henry Miller, e può darsi, poi, che “il poeta è sempre un millennio in ritardo, e cieco per giunta”, come scrive in un altro angolo di Il colosso di Marussi, ma in questo libro è stato estremamente puntuale nel percepire un mondo in bilico. Non c’è dubbio che “anche un idiota può tracciare una linea”, la cui essenza è, sempre, “incomprensibile mistero”, poi c’è il genio che con Il colosso di Marussi riesce a rendere universale, senza tempo e “mitico” un viaggio mediterraneo. Diventa fondamentale, allora, conoscere in profondità quello che Henry Miller pensa sia rispetto alle contorsioni dell’arte (“La padronanza di una qualsiasi forma di espressione dovrebbe portare inevitabilmente all'espressione finale; la padronanza della vita”), sia verso le sedimentazioni storiche che si sovrappongono giorno per giorno (“Sono convinto che la storia ha molti strati, e che la sua lettura definitiva tarderà fino a quando non ci sarà restituito il dono di vedere passato e futuro come tutt’uno”) in una mappa tutta da decifrare. Laggiù, in punto indefinito dell’avventura nel Pireo, i tropici della vita s’incrociano e si ritrovano con i paralleli della storia e con i meridiani della narrativa che, proprio in Il colosso di Marussi, Henry Miller trasforma in una sorta di flusso sensoriale, denso di idee e affascinante nel linguaggio. L’aria intrisa di presagi, con la seconda guerra mondiale alle porte, ma anche i profumi e il calore di un viaggio crepuscolare e molto intenso si traducono in una prosa unica che fa de Il colosso di Marussi un classico della letteratura moderna.

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