lunedì 6 marzo 2017

Kaye Gibbons

Una volta saputo che il suo tempo sta per scadere Ruby Pitt Woodrow Stokes passa i suoi ultimi giorni a cucinare e a confezionare le pietanze da lasciare al marito spinta dall’idea che “se si cerca la pace e si trova una certa serenità, si è già a metà strada”. Ruby Pitt Woodrow Stokes ha due cognomi per due mariti diversi: il primo, sposato da giovanissima, ha rischiato di ucciderlo il giorno che l’ha trovato a gozzovigliare nel letto nuziale, poi è morto comunque ammazzato, un disastro che proprio non sentiva di meritarsi, Il secondo coniuge arriva dopo avere colto, anche abbastanza in fretta, quella saggezza che le fa dire: “A volte è più difficile smettere di pensare a certe cose piuttosto che ad altre, ma quanta gente conoscete, d’altronde, che è riuscita a togliersi il cappio dal collo con la stessa facilità con cui se l’è messo? Sognare a occhi aperti, amare l’uomo sbagliato, fumare: tutte abitudini difficili da togliersi”. Jack Ernest Stokes è un uomo semplice, senza pretese ed era destinato a confondersi con la terra che coltiva, se non fosse stato per lei: “Fin quando non incontrai Ruby, la cosa più carina che avevo chiesto a una donna era se per favore mi teneva fermo il mulo mentre agganciavo l’aratro”. L’alternanza delle voci di Jack e Ruby Kaye Gibbons a raggiungere uno degli obiettivi della sua scrittura, la ricostruzione fedele del parlato, del gergo originario perché “non si può mica tirar fuori le parole e basta”. A saldo dell’influenza (inevitabile) di William Faulkner perché Una donna virtuosa ha più riferimenti, diretti e indiretti, a Mentre morivo, Kaye Gibbons riesce nell’impresa di tradurre nel romanzo tutti i “southern accents” (come direbbe Tom Petty) che vanno oltre la lingua scritta e parlata: “C’è una tradizione oratoria molto radicata a tutti i livelli. Amiamo esprimerci in maniera colorita, folkloristica. Amiamo moltissimo le metafore. C’è un amore per una scelta accurata delle parole e quando scrivo cerco di fare onore a questa tradizione”. Il ritmo ondeggiante della scrittura di Kaye Gibbons ha una forma fluida, molto personale ed evidenzia in modo spontaneo i contrasti. Il tono è aspro, solido, risoluto: la conversazione a distanza, perché uno dei due interlocutori è ormai un fantasma, permette a Kaye Gibbons la sovrapposizione delle voci, come se le avesse separate per dare un senso compiuto alla storia perché “il punto è solo riuscire a vedere quello che vuoi vedere. La gente lo fa di continuo, anche se in modi diversi: sente, pensa e dice quello che vuole sentire, pensare e dire”. I punti di vista cambiano e collidono, sembrano riflettersi uno nell’altro e l’ipotetico confronto si sposta dal l’alveo del matrimonio di Jack e Ruby a un livello più personale visto che che “non c’è niente che non diremmo a noi stessi pur di riuscire a tirare avanti”. Lo stesso linguaggio che permea Una donna virtuosa è a sua volta un riflesso naturale dell’ambiente rurale, limitato, polveroso in cui Jack sopravvive a Ruby, come se le parole fossero parte integrante dell’atmosfera e della convinzione che “tutto quello che puoi fare è andare là fuori e fare del tuo meglio per adattarti”, e non molto di più. Convincente.

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