Clara Velde
e Ithiel (Teddy) Regler sono i protagonisti di un “rapporto
completo, incantevole che è anche un disastro”. Originaria del
Midwest, di cui ha mantenuto una certa rude praticità, lei è una
donna indipendente e volitiva, manager del patinato mondo della moda,
che ha cambiato più volte marito (l’ultimo, perenne candidato in
campagna elettorale, particolarmente assente), con tre figlie da
crescere nella tela urticante di NYC. Teddy Ithiel è un “enfant
prodige della strategia nucleare”, un consulente del governo
sempre in viaggio custode di “tutti quei fatti proibiti” che
costituiscono il vocabolario della diplomazia e delle strategie
geopolitiche. Prendendo spunto da Thomas Hardy, si rinominano “la
coppia umana”, definizione che celebra e sublima una forma ideale
di rapporto, un legame fortissimo che non di meno, nel corso degli
anni è rimasto platonico. Avrebbe dovuto trasformarsi in un
fidanzamento, e da lì in poi in un'unica entità, solo che di quel
momento è rimasto giusto l'anello con smeraldo attorno a cui ruota
La sparizione. In effetti le sue (due) scomparse sono i
cardini del breve romanzo di Saul Bellow perché, scoperchiando
l’ossessione di Clara per l’oggetto in sé, che nello stesso
tempo è una storia contigua e parallela, rivela per gradi, sempre
più in profondità, “il consorzio umano” che la circonda. Gli
uomini appartengono a una dimensione in gran parte estranea (e
fallimentare) dove “l’inerzia equivale alla stabilità” e il
paradosso della composizione del legame con Teddy Ithiel è
stabilita dalla certezza che “le supposizioni che azzardiamo sui
nostri motivi reconditi sono così circostanziate, il nostro concetto
dell’universo e delle sue forze così falsato, che più
analizziamo, più danni facciamo”. Questo riflesso condizionato
porta Clara a costituire il vertice di un triangolo di personaggi
femminili di notevole efficacia, composto alla base da Laura Wong e
Gina Wegman. La prima è un’amica con cui Clara si confida con
assiduità in ossequio al fatto che “puoi sempre scoprire un
rimedio, puoi trovarti da solo la tua panacea quando ne hai bisogno,
puoi costruirti una soluzione. L’America è generosa sotto questo
aspetto. L’aria è satura di suggerimenti costruttivi”. L’ironia,
va da sé, è compresa nel prezzo. Gina Wegman, invece, è la baby
sitter delle figlie: europea, bella, elegante, composta, adeguata al
ruolo. Una presenza che diventerà fondamentale nella seconda parte
del romanzo, quando l’anello sparirà di nuovo, dopo un primo,
maldestro smarrimento da parte di Clara. Qualche dettaglio della
trama va omesso perché Saul Bellow ama sorprendere e ci arriva con
una raffinata disinvoltura che sovrappone diversi toni e piani,
alternando l’aura crepuscolare e minacciosa alla fine del ventesimo
secolo (La sparizione è del 1989) alla frenesia quotidiana di
New York e incastrando, frase dopo frase, le diverse identità che
sembrano prendere forma soltanto specchiandosi l’una dentro l’altra.
Diceva Saul Bellow: “Nel corso della mia vita ho seriamente
ponderato certi problemi, ma sono ormai nella condizione di chi può
usare queste meditazioni come retroterra per il racconto, senza farle
entrare troppo esplicitamente nella narrazione. Ho già pensato
abbastanza. Ora voglio solo raccontare”. Con La sparizione
mantiene la promessa, senza sforzi, senza sprecare una parola e con
molti angoli da scoprire e riscoprire, come si conviene a ogni
classico che si rispetti.
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