giovedì 3 luglio 2014

Evan Eisenberg

Il presupposto è decisamente ambizioso: capire cosa succede quando un evento musicale diventa oggetto, cioè viene riprodotto, distribuito e consumato in tutto il mondo. Un tema di scottante e rilevante attualità vista l’involuzione globale del mercato discografico e soprattutto la sua frammentazione che porta a limitare il significato di ogni singolo disco riducendolo ad un puro e semplice dato statistico, quale che sia la forma assunta. Evan Eisenberg, critico musicale americano dai molteplici interessi (dall’economia alla medicina alla filosofia), ha affrontato il problema, meglio specificato nel brillante sottotitolo di L’angelo con il fonografo, Musica, dischi e cultura da Aristotele a Frank Zappa, in due saggi che con eccellente lungimiranza e altrettanta precisione ha riunito in un unico, sostanzioso volume. Una scelta coraggiosa, in tempi di piagnistei editoriali e discografici, perché propone una visione approfondita ed erudita del consumo musicale senza per questo incappare in ipotesi intellettualoidi o in assurdi voli pindarici. Ovviamente, però, L’angelo con il fonografo non si presta ad una lettura casuale perché scandire il tempo della musica e della sua fruizione da Teognide a Chuck Berry presuppone una conoscenza dettagliata non solo dell'argomento specifico ma anche di tutte le tematiche che in un modo o nell'altro gli sono strettamente collegate. “La musica è solo suono” scrive all’inizio di L’angelo con il fonografo Evan Eisenberg ma poi, pagina dopo pagina, si accorge (e il lettore con lui) che questa misteriosa vibrazione ha raccolto nel corso degli anni e dei secoli l’attenzione di filosofi, poeti, narratori, scienziati, artisti e commercianti. Il lavoro di Evan Eisemberg è stato essenzialmente di raccordo, un’operazione molto postmoderna capace di realizzare un puzzle in cui si inseriscono senza particolari strappi opinioni di Platone (“La musica agisce sull'anima imprimendo direttamente sull'ascoltatore le proprie qualità spirituali, qualità a loro volta ispirate dall'anima che la musica imita”) fino a un più prosaico Jim Miller (“Fuggivo da scuola per rifugiarmi nel santuario della mia stanza dove scegliendo un singolo potevo evocare un mondo. Il rock’n’roll per me era questo”). Tra questi estremi corrono quattrocento pagine e un tale numero di domande e di risposte, di suggerimenti e di proposte che è persino difficile dare un quadro complessivo di cosa rappresenti effettivamente L’angelo con il fonografo. Un dato certo è che Evan Eisenberg ha costruito la più completa storia della discografia e per molti versi anche il più eccellente saggio sul consumo musicale che sia mai stato pubblicato. In particolare per un motivo che fa pensare più di ogni altra citazione filosofica (e ce ne sono parecchie) ed perché Evan Eisenberg tratta con pari dignità e con eguale competenza e riportandoli al centro dell’attenzione Otis Redding e Edgar Varèse, Robert Johnson e Johann Sebastian Bach, classica e rock’n’roll, blues e cacofonia, Bob Dylan e Glenn Gould. 

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