Quando
Jerry, che non ha ancora vent'anni dopo la seconda guerra mondiale,
scende nei quartieri dall'altra parte della ferrovia di Falls, North
Carolina a vendere improbabili polizze sa soltanto quello che gli ha
detto il suo principale, Sam: Sam
il principale: “Se solo sentono la puzza di un cuore che batte nel
tuo petto, hai chiuso”. Beata
rassicurazione,
il primo dei tre racconti assemblati in Piccoli
eroi,
potrebbe finire lì, perché Allan Gurganus ha il pregio di conoscere
il gergo, lo slang, il linguaggio e la rara abilità di costringerlo
a rispondere alle esigenze e ai limiti della scrittura. Affrontando
persino con una certa leggerezza, e comunque sempre con disinvolta
eleganza anche i punti di domanda più ostici. Il dilemma di Jerry,
che si pagherà l'università andando a scovare gli altrui risparmi
nascosti nei pertugi più segreti, mantiene la tensione altissima,
mentre Beata
rassicurazione
si avvita come una spirale, togliendo il respiro, anche allo stesso
protagonista: “La strada si faceva sempre più stretta e più
gialla quando parcheggiai in aperta campagna. Un'allodola stava in
equilibrio su una canna di fiume andata in semenza. E all'improvviso
ricordai come respirare. La gratitudine. Rimasi in macchina
annaspando come un tuffatore che abbia appena ritrovato, per caso, la
superficie, la vita”. Dietro la curva c'è l'altro aspetto del
lavoro di Jerry perché, a saldo della sua ambivalenza, Allan
Gurganus sottolinea come “tutti si aspettano alcune cose certe, una
piccola, beata rassicurazione. Ti vuoi sentire coperto”. Verissimo:
in Beata
rassicurazione,
Allan Gurganus scrive qualcosa che va oltre le dimensioni del
racconto. E' proprio un piccolo e breve romanzo (sono ottanta pagine
in tutto) che da solo reggerebbe il peso di un libro. La storia, con
i suoi fragili e complessi risvolti psicologici, è autosufficiente e
concreta nel suo rivelarsi Un
apologo morale,
concentrato, in fondo, sul paradigma che “quando ci sono di mezzo i
soldi, siamo tutti primitivi”. Basterebbe quello, in effetti, a
dare un senso ai Piccoli
eroi.
L'empatia per la povertà e la miseria di Beata
rassicurazione si
trasmette quasi per osmosi al protagonista di Uno
di quelli,
vittima (come è chiaro fin dal titolo) di un'altra forma di
emarginazione, quella sessuale ed esplicitamente omofoba. Uno
di quelli è
una storia dolente che si muove su una linea altalenante,
disseminando molti dubbi sull'humus di ipocrisia e di indifferenza (e
di provincialismo) in cui maturano le discriminazioni più subdole e
Allan Gurganus sceglie un punto di vista particolare, sciogliendo
molti nodi con grazia ed equilibrio. La coda finale del trittico è
il racconto dedicato al padre, un reduce ammutolito dalle sue
missioni, nell'assidua e infruttuosa ricerca di un dialogo. Eroismo
minore (qualcosa su mio padre),
è poco più di un frammento che, oltre a sottolineare i risvolti
drammatici dell'incomunicabilità, uno dei temi ricorrenti nella
narrativa di Allan Gurganus, ha l'onore, non indifferente, di
chiudere Piccoli
eroi
con una dedica a William Maxwell, così come l'aveva cominciato con
quella a Grace Paley.
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