mercoledì 17 dicembre 2014

Greil Marcus

Attorno a Like A Rolling Stone, una delle canzoni più famose e importanti della storia del rock’n’roll, Greil Marcus ricostruisce la storia dei personaggi, delle svolte e degli eventi che portarono alla sua incisione e che seguirono la sua pubblicazione, nel 1965. L’inquadratura è dichiarata fin dalle primissime pagine dove Greil Marcus dice che in quel preciso momento “la corsa non era solo tra i Beatles, Bob Dylan e i Rolling Stones e chiunque altro. Il mondo del pop era in gara con un mondo più vasto, il mondo delle guerre e delle elezioni, il lavoro e lo svago, i poveri e i ricchi, i bianchi e i neri, le donne e gli uomini: nel 1965 potevi sentire che il mondo del pop stava vincendo”. I crocevia di cui si parla in Like A Rolling Stone, oltre a richiamare l’enigma di Robert Johnson, illustrano meglio le svolte affrontate da Bob Dylan nel e dal 1965. E’ attorno a quell’anno che maturano alcune delle scelte, molti imprevisti e altrettante decisioni che cambieranno la storia della sua vita, ma anche quella del rock’n’roll. In questo Like A Rolling Stone è fedele al concetto espresso da Greil Marcus nella parte centrale dove dice che “la canzone è un suono, ma prima di questo è una storia. Ma non è un’unica storia”. Diventa allora il cardine attorno al quale ruota tutto l’immaginario pubblico e giovanile (ma non solo) di un’intera epoca e come tale assume un valore universale perché, come scrive Jann Wenner “riguarda il crescere, scoprire quello che succede intorno a te, realizzare che la vita non è affatto quella che ti è stata raccontata”. La ricostruzione è certosina perché gli snodi di Like A Rolling Stone, proprio come nella canzone, sono tanti e importanti. Tra gli antefatti vanno elencati la crisi dei missili di Cuba nel 1962 (il mondo sull’orlo dell’apocalisse già evocato da un profetico Bob Dylan in A Hard Rain’s A-Gonna Fall) e l’assassinio di JFK concentrati nella bellissima epigrafe di Allen Ginsberg. Tuoni e fulmini che Like A Rolling Stone invocava e superava perché come scrive ancora Greil Marcus “c’erano rabbia e paura, alla fine venivano lasciate alle spalle dalla vera e propria euforia dell’avventura che la canzone prometteva. Adesso non c’è alcuna promessa e la rabbia e la paura sono l’unica moneta di cui si fida. Ma i frammenti di quella vecchia euforia sono ancora presenti, come accade per il desiderio di uccidere il passato eliminando chiunque ne indossi il volto, una vecchia amante, un vecchio amico, te stesso. La tempesta di Like A Rolling Stone, la tempesta che fa piazza pulita di ciò che è familiare e rivela un migliaio di strade, è ora una tempesta di pura distruzione, ma la brama che conduce il cantante verso la tempesta è la stessa”. In appendice, c’è una dettagliatissima rivisitazione delle session che portarono a Like A Rolling Stone, take dopo take. Tra questi due estremi, Greil Marcus, più divulgativo e meno intricato che altrove, riesce ad illustrare con chiarezza perché, in quel preciso momento storico “nessuno ascoltava la musica alla radio come se facesse parte di una realtà separata”, ovvero dove hanno portato quei crossroads che Dylan, e con lui tutto un mondo, si trovò davanti.

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