Ancora più di Quando le anime si sollevano, Il Signore dei crocevia è basato sulla figura di Toussaint Louverture, a cui Madison Smartt Bell si avvicina con cautela. E’ lui, imprigionato in una fredda cella al confine con la Svizzera. E’ lui che ormai governa e combatte, combatte e governa Haiti dalla giungla alla costa in un intreccio di alleanze, tradimenti e intrighi con francesi, inglesi, spagnoli, tribù e religioni. E’ lui, ritratto persino in una bucolica cornice famigliare. Il personaggio storico, a cui Madison Smartt Bell comunque rimane molto fedele, diventa con Il Signore dei crocevia il protagonista assoluto dentro un pulviscolo di uomini e donne che sono imprigionati in una terra di conquista. Madison Smartt Bell ha un gusto supremo per la storia e per tutti quei dettagli che la formano pagina dopo pagina (e sono quasi mille): è sempre ben precisato cosa mangiano, dove dormono, come si muovono i suoi personaggi, a partire da Toussaint Louverture che è l’ossessione della sua trilogia haitiana, “uno Spartaco nero venuto a vendicare tutte le ingiustizie ai danni della sua razza”. Nonostante lo spiritato carisma e le indubbie capacità militari che lo hanno reso un condottiero feroce e risoluto, Toussaint Louverture esprime in continuazione “un desiderio per le parole di carta” e in Il Signore dei crocevia più che altrove cerca di risolvere le situazioni più tese e pericolose “mandando le parole che camminavano sulla carta come suoi messaggeri e insegnando a parlare con le voci degli altri”. Come scoprirà a sue spese, quello della diplomazia, della politica è un terreno che è sinonimo di imbroglio, come direbbe Bob Marley, le cui epigrafi spiccano in Il Signore dei crocevia. La metamoforsi delle rivolte in guerre coloniali dove di volta in volta le alleanze, i tradimenti, le vendette con le nazioni occidentali (Francia, Spagna, Regno Unito) forniscono i motivi per una nuova apocalisse inchiodano Toussaint Louverture e i popoli di Haiti e Santo Domingo a un cupo destino perché “in quel luogo il senso del tempo sembrava assente. Esisteva l’istante mentre lo vivevi; tutto il resto era mera illusione”. Lo stesso si potrà dire della gelida cella in cui Toussaint Louverture sarà incarcerato dopo l’ennesimo e repentino cambio di scenario. L’epopea di Toussaint Louverture è anche un tourbillon linguistico in cui si sovrappongono tre lingue occidentali (spagnolo, francese, inglese) e almeno altrettanti dialetti che rendono Il Signore dei crocevia in particolare un complesso intreccio di identità, di forme, di storie che è tenuto insieme solo dalla guerra, dalla violenza, dal caos. Su cui si è espresso in modo esemplare Derek Walcott in Mappa del nuovo mondo: “La violenza della bestia sulla bestia è intesa come legge naturale, ma l’uomo eretto cerca la propria divinità infliggendo dolore. Deliranti come queste bestie turbate, le sue guerre danzano al suono della tesa carcassa di un tamburo, mentre egli chiama coraggio persino quel nativo terrore della bianca pace contratta dai morti”. Maestoso.
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