mercoledì 20 febbraio 2013

Gary Snyder

La “circoscrizione elettorale” di Gary Snyder è stata sempre e solo la wilderness e la bella definizione, che spunta in fondo a L’isola della tartaruga, coincide con un’ideale nazione, nella sua visione, di quella comunità che “non significa solo uomini e donne ma anche erbe, rocce, vento, nuvole, gli altri animali”. Il suo programma di governo, espresso in chiave poetica, è tutto concentrato in L’isola della tartaruga e la wilderness è il leitmotiv e insieme il tratto dominante della costituzione immateriale perché “visto che ci troviamo ora sulla soglia del declino della civiltà, il primo passo da fare potrebbe essere ritrovare quella visione primitiva del mondo che da sempre, e in maniera intelligente, ha cercato di aprire dei varchi per comunicare con le forze naturali”. Gary Snyder popola L’isola della tartaruga di liriche brevi e frementi che hanno un’utilità fresca e immediata ancora oggi, forse più del 1974 quando uscì per la prima volta e, fedele alla sua missione, non disdegna la vocazione politica, intesa nel senso più ampio ed evoluto: “I nostri poteri più profondi possono cambiare noi stessi ma anche la cultura. Se l’uomo vuole sopravvivere sulla terra, egli dovrà saper trasformare la tradizione di civiltà urbana, lunga cinque millenni, in una nuova cultura di sensibilità ecologica spirituale-scientifica, tendente all’armonia, intimamente selvatica. La selvaticità è lo stato di completa consapevolezza. Ecco perché ne abbiamo bisogno”. La road map che L’isola della tartaruga comincia con l’elenco delle necessità impellenti che si risolve, secondo Gary Snyder in “una questione d’amore, non l’amore umanistico dell’occidente, ma un amore che si estende agli animali, alle rocce, alla terra… A tutto. Senza questo amore possiamo finire, anche senza guerre, in un luogo inospitale”. L’esperienza insegna che la previsione di Gary Snyder è tutt’altro che ingenua e che la sua utopia (“Obiettivi: aria pura, acqua e bacini dei fiumi puliti, presenza, nelle nostre vite, del pellicano, del falco pescatore e della balena grigia; salmoni e trote nei fiumi; linguaggio incontaminato e bei sogni”) rimane validissima. Anche perché al centro del rapporto tra uomo e natura L’isola della tartaruga riporta che “la gioia di tutti gli esseri è nell’essere più vecchi, più tenaci e consumati”. In questo è perfetta l’appendice autobiografica ripescata dall’introduzione di The Gary Snyder Reader dove diceva: “Ora, riesco a vedere quanto ho girovagato nel mondo, a bordo di petroliere, su vagoni merci, bus del terzo mondo, macchine sgangherate, a piedi e su jumbo jet, bar notturni e moschee all’alba. E’ qui offerto, al di fuori di una vita frenetica (col senno di poi), ma deliberatamente scelta, un mix di idee, immagini, archetipi e proposte. Il tutto con autentico spirito di ricerca, di fare arte, di esplorare la conoscenza, di corteggiare la saggezza”. Poi l’equilibrio è un’invenzione umana, e come tale, è sempre piuttosto precario perché, bisognerebbe ricordarselo più spesso, alla fine “il mondo fa come gli pare".

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