mercoledì 5 gennaio 2011

John Cheever

Attorno a un laghetto, destinato a diventare discarica, e a un enigmatico personaggio Lemuel Sears, che si vota a difenderlo dall’inquinamento e dall’ingordigia, si sviluppa una rete di rapporti, di legami e di intenzioni che viene dipanata da John Cheever come una lunga suite jazzistica. John Cheever asseconda i suoi personaggi e “il loro andare alla deriva” costruendogli attorno un ambiente linguistico perfetto tanto per la loro mutevole moralità quanto per il suo tagliente stile. Va da sé che è proprio il protagonista di Sembra proprio di stare in paradiso, Lemuel Sears, persona che attira a sè tutta la storia, molto loquace (“Aveva voluto bene ai suoi cari genitori, aveva voluto bene a insegnanti e amici, e il suo bene era stato ricambiato, e un sentimento amorevole aveva perfino illuminato la sua esperienza nell’esercito; perché, allora, era così suscettibile a una ostilità che non aveva mai conosciuto prima?”) e molto presente, a riassumere la somma e il riflesso di tutti personaggi e il “paradiso” di cui parla il titolo con la consueta ironia (se non proprio sarcasmo), è un posto destinato a diventare una discarica che attira l'attenzione e, a sua volta, è lo snodo di tutte le storie che si intrecciano nel breve romanzo. Uomini, donne e ambiente in realtà si intersecano in una luce livida che nel linguaggio di John Cheever, nella sua cifra stilistica, si traduce in dialoghi brucianti, senza pietà, spesso conditi da nozioni tecniche e piccoli frammenti di introspezione in un collage molto postmoderno. John Cheever tende ad allargare lo sguardo arrivando a compiere ampie panoramiche storiche (“Proprio perché inespugnabili, le fortezze dell'antichità hanno vinto il tempo più dei mercati di piazza facendo prevalere la convinzione che paura e bellicosità fossero le pietre miliari nelle nostre prime comunità, mentre in realtà erano proprio quei crocevia, dove gli uomini si incontravano per barattere pesce con cesti, verdura con carne, oro con spose, i veri posti dove per la prima volta abbiamo imparato a conoscerci e a comunicare gli uni con gli altri”) che hanno portato la civiltà occidentale ad una decadenza irreversibile, ma anche repentine svolte nei microcosmi umani, in particolare quello piuttosto tormentato di Lemuel Sears (“Può darsi che per un uomo della mia età l'amore sia qualcosa di sfuggente”). Ne esce così un piccolo capolavoro di equilibrio dove l’habitat non è minacciato soltanto in luogo del laghetto ghiacciato dove Sear ama pattinare, ma anche nella complessa delicatezza e nell’instabile equilibrio dei rapporti umani. L'ecologia di John Cheever, diventa, sulla pagina, una scrittura in forma superiore, anche se molto spigolosa, che è la lingua perfetta per un “paradiso” piuttosto noir, acido e molto americano (e in questo ancora oggi molto attuale). “Una storia da leggere a letto, in una vecchia casa, in una sera di pioggia” come scrive nel brillante incipit e forse, visto che lo scrisse a poche settimane dalla morte, persino una specie di testamento. 

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