Nelle Notti del Sud c’è sempre un jukebox o una radio che trasmette Hank Williams, Lightnin’ Hopkins, Clyde McPhatter, Sam Cooke, Percy Sledge, Bobby Womack, i Valentinos, Guitar Slim, Stevie Ray Vaughan, Sonny Boy Williamson, Jerry Lee Lewis, Patsy Cline, Rolling Stones, Aretha Franklin, Muddy Waters e Aaron Neville. Nei momenti più taglienti spuntano anche Thelonious Monk con Johnny Griffin, nonché Ornette Coleman. Del resto, il titolo in origine coincide con quello di una canzone di Allen Toussaint, che è uno dei principi di New Orleans, la città dove si concentrano le storie di questa trilogia che comprende tre romanzi: Gente di notte, Alzati e cammina e Baby Cat-Face, usciti rispettivamente nel 1992, 1994 e 1995. L’assemblaggio in un corpo solo rende merito a quella che si presenta come un’opera sorprendente e travolgente dove Barry Gifford riesce a ricordare che “nonostante il comportamento spesso violento e l’apparente follia o la fin troppo scontata depravazione rappresentata nei romanzi esistevano, ed esistono, anche la bellezza, la generosità, la genuina tenerezza e lo sforzo eroico di fronte alla pazzia. La vita reale, così come si svolge in ogni luogo del pianeta”. Attenzione al “tocco femminile”: già il ritmo sincopato e inarrestabile di Gente di notte che vede le donne protagoniste assolute delle turbolenze sudiste, delinea e determina la forma, il tono, la direzione che sarà poi seguita anche da Alzati e cammina e Baby Cat-Face. Un raffica di personaggi che si accodano uno dopo l’altro senza soluzione di continuità in un vortice visionario e selvaggio, partendo dove “accadeva qualcosa che mai uno si sarebbe immaginato, e poi il mondo sembrava un altro”. I nomi variopinti dei protagonisti si incastrano alla perfezione e scorrono incatenati da bizzarri eventi che si estendono tra sesso, rapine, fughe, vendette. La rappresaglia delle donne sugli uomini è il leitmotiv che distingue la trilogia per intero e che si esprime al suo meglio nel milieu sudista. Con tutti gli addentellati con i Caraibi, l’atmosfera burrascosa e mutabile della Louisiana e del Mississippi, e in particolare della zona paludosa al confine tra i due stati, rende l’idea degli Stati Uniti d’America come un “un curioso esperimento molto probabilmente condannato al fallimento”. Tra predicatori, delinquenti seriali, tossici e alcolizzati, outsider e disperati di varia forma e natura, “sembra che tutto finisca in merda” e quella generale follia condivisa spicca in Alzati e cammina. I racconti sono tumultuosi, la trama non serve e nelle Notti del Sud il gioco è lasciarsi trasportare, facendosi trascinare dalle visioni di Barry Gifford, senza cercare spiegazioni o motivazioni. Le storie che costituiscono i singoli capitoli sono tutte fatte di dialoghi e di situazioni surreali, almeno quanto è diventato surreale il nostro mondo. Strambe congregazioni e comunità dissolute, l’imperversare senza meta sulle strade americane, ogni modello di auto con un curriculum alle spalle, le donne che si tramandano da una generazione all’altra sofferenze e rivalse, la televisione onnipresente che è un gas di parole, le camere dei motel disadorne e cornici ideali per i tormenti degli ospiti: viene tutto convogliato nel forsennato tour de force linguistico di Barry Gifford. Mantenere il ritmo è già un successo, ma bisogna resistere e annusare “la puzza della sconfitta” che aleggia nelle Notti del Sud fino a Baby Cat-Face dove dominano tutti “gli abitatori del lato sordido della vita” ed è il tripudio finale di donne libere, selvatiche e giustamente pericolose e versi dell’Antico Testamento nella versione apocrifa di Barry Gifford. L’apocalisse viene dispensata toccando con mano la metamorfosi al ribasso del verbo, che è la soluzione infiammabile che alimenta e nello stesso tempo consuma le Notti del Sud. Per i più scafati, il messaggio era già chiaro in un verso di Bob Dylan, una citazione di Knockin’ On Heaven’s Door nascosta tra le righe delle prime pagine. Si sta facendo buio, mamma, ed è proprio quello il momento che a New Orleans cominciano le danze. Straordinario.
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