In prospettiva, nel suo esordio Willy Vlautin esplorava già temi che sarebbero emersi in primo piano nei romanzi successivi: la boxe (in Io sarò qualcuno), i cavalli (in La ballata di Charley Thompson) come se nella Motel Life ci fossero tutti gli elementi fondamentali della sua scrittura. Soprattutto c’era una direzione precisa, nell’avvicinarsi al buio di esistenze aride e smarrite, dove “le cose vanno e vengono come le onde”, ma le persone sono abbandonate come relitti sulla spiaggia. I maggiori rappresentanti di un territorio, quello della Motel Life di Willy Vlautin, in cui tutto è rovinato, arrugginito, scartato e di seconda mano, dalla automobili alle suppellettili, sono i fratelli Flannigan. Jerry Lee ha investito un ragazzo ed è in preda al panico, Frank lo asseconda come ha sempre fatto, perché si compensano a vicenda, ma sono comunque da tempo alla deriva. Vagano per Reno, ricordando il passato, cercando una soluzione che non c’è. Sono impacciati, affamati, disorientati da una costante nebbia alcolica, e nel gelo dell’inverno, il motel diventa una casa istantanea, un riparo provvisorio, e transitorio proprio come ogni altra cosa. La strada resta l’unica opportunità per fuggire perché Frank e Jerry Lee non fanno molto oltre a guardare la televisione (una noia assoluta), arrancare nella neve e bere birra (i pacchi da sei arrivano fino a dodici nel corso del romanzo). L’unico momento di fragile felicità che ricordano è quando “avevamo intorno la città, la gente e il traffico, le luci dei casinò e il rumore, ma era come se per noi andasse tutto bene, come se tutto fosse perfetto, come se fossimo le uniche due persone al mondo che avessero importanza, le uniche che potevano vedere quanto erano belle le luci della città”. Trascinandosi senza alcuna idea, finisce che Jerry Lee, travolto dal rimorso, tenta il suicidio, e gli viene male anche quello, visto che finisce per spararsi in una gamba. Ma Frank è sempre presente, pronto a celebrare un legame indissolubile raccontando al fratello le storie che si inventa per sopravvivere. Iris, uno dei suoi personaggi, spiega bene il senso di resistere alle spinte che ci vogliono “senza differenze, senza desideri, con tutto il peso del mondo sulle spalle, che ci schiaccia e ci rende tutti uguali”. Solo che per Iris contano soltanto “le quattro parole fondamentali della vita: buona conoscenza delle pistole”, un motto che annuncia l’inevitabile destino della sua storia. D’altra parte in tutta la Motel Life l’unica persona “serena e in pace con se stessa” si chiama Marge, ed è soltanto un disegno, frutto dell’estro di Jerry Lee, appeso sulla parete dell’ennesimo motel. La speranza è meglio di niente, d’accordo, ma vivere come i fratelli Flannigan condensa una condizione umana faticosa oltre che dolorosa. Non bastasse, Tommy, perché ci sono perdenti capaci di scommettere sulle sconfitte degli altri, spinge Frank a puntare i suoi ultimi soldi. Del resto siamo a Reno, e il gioco d’azzardo è un altro dei temi ricorrenti, visto che risale anche al padre dei Finnigan, ma è una sfida con la vita. “Anche i perdenti sono fortunati a volte” cantava Tom Petty in Even The Losers e infatti Frank riesce a piazzare una bella vincita sullo scontro Tyson versus Holyfield e con il bottino si compra una macchina (americana, pur sapendo che quelle giapponesi sono più affidabili: un’altra scelta frutto dell’attitudine da loser) per partire ancora una volta. Oltre a lasciarsi alle spalle Reno, Frank intende ritrovare Annie James, che aveva lasciato, anni prima, colta anche lei in una situazione oltre ai limiti della decenza. La galleria di disperati è affollata e mutevole, mai i personaggi sono vividi (compreso un cane che entra a far parte della compagnia), le immagini colpiscono, il tono della scrittura è perfetto perché Motel Life come scrive Willy Vlautin nella postfazione è “un romanzo sulla nostalgia di casa”, ovvero “un sogno a occhi aperti, un sogno triste”, con la colonna sonora di Willie Nelson e Johnny Cash, gente che è sempre stata dalla parte delle vittime.
Nessun commento:
Posta un commento