lunedì 23 maggio 2016

Ralph Waldo Emerson

La definizione dell’Essere poeta di Ralph Waldo Emerson è stata laboriosa, centellinata, ricca di spunti e di riflessioni, osservata da dozzine di prospettive differenti che comunque convergono sempre nello stesso cantiere. Una costruzione filosofica, un’apologia totale e incondizionata della poesia e del poeta che parte da un autoritratto prosaico, eppure molto efficace, quando Ralph Waldo Emerson si presenta così: “Sono nato poeta, di basso rango, senza dubbio, ma poeta. E’ questa la mia natura e vocazione”. Una rara concessione personale che contrasta invece, per tono e brevità, con il profilo tracciato da Walt Whitman, che ha una sua magia: “Frammezzo al delirante morbo chiamato editoria, con le sue febbrili coorti che infarciscono il nostro mondo di ogni forma di distorsione, morbosità e tipi specifici di anemia o eccezionalismo (con l’idea impellente di far più soldi possibili, anzitutto), com’è confortante sapere di un autore che, per una lunga vita, e in spirito, ha scritto così onestamente, spontaneamente e innocentemente, come risplende il sole e come cresce il grano, il più vero, il più sano, il più morale, dolce uomo letterario che ha sempre mietuto soltanto se stesso, la sua anima poetica e devota”. La ricchezza di Essere poeta, composto da tre diversi saggi convergenti sull’idea che “il bello poggia sulle fondazioni del necessario”, così come Ralph Emerson è consapevole che “l’uomo è se stesso solo per metà, l’altra metà è la sua espressione”. Bardi, trovatori, ritmo, morale, forme, colori: l’insistenza con cui Ralph Waldo Emerson colloca la poesia al centro di tutto, un diritto, un piacere, un obbligo, un mistero è pari all’umiltà che gli fa ammettere di cercare “invano” il poeta che descrive, colui che “in mezzo a uomini parziali, sta per l’uomo completo, e ci fa cogliere non la ricchezza sua, ma la ricchezza comune”. Questo punto di vista collima con la posizione di un grande ammiratore di Ralph Waldo Emerson, Harold Bloom, quando dice che “il compito della grande poesia è aiutarci a diventare liberi artisti di noi stessi”. E’ proprio lì che Essere poeta sposta le sue considerazioni, verso quella che uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, Guido Oldani, chiamava l’indispensabile poesia, ovvero “quando un uomo pensa felicemente, non trova alcuna orma di piedi nel campo che attraversa. Ogni pensiero spontaneo è irrispettoso di ogni altra cosa”. Essere poeta è un modus vivendi, una prassi quotidiana, perché “Ogni tocco dovrebbe dare i brividi. Ogni uomo dovrebbe essere così artista da riferire nella conversazione quel che gli è accaduto”. Ralph Waldo Emerson delimita anche i confini della ricerca della bellezza perché se “tutti gli uomini hanno i pensieri di cui l’universo è la celebrazione”, Essere poeta è un esercizio che si determina tra l’espressione della natura e nello sfuggente empireo dei sogni, due luoghi così lontani eppure così vicini. Ralph Waldo Emerson spiega che “una bellezza inesplicabile ci è più cara di una bellezza di cui possiamo vedere fini e confini. E’ la natura il simbolo, natura che certifica il sovrannaturale, corpo inondato di vita, che l’uomo semplice adora, con riti rozzi ma sinceri”. La conseguenza diretta, logica e inevitabile è che “nei sogni siamo veri poeti; creiamo le persone del dramma; diamo loro figure appropriate, volti, costumi; sono perfetti nei loro corpi, atteggiamenti, modi di fare: inoltre parlano secondo i propri caratteri, non secondo i nostri; parlano a noi, e ascoltiamo con sorpresa ciò che dicono”. Allora se aveva ragioni da vendere (eccome) Jorge Luis Borges a definire Ralph Waldo Emerson “il miglior esempio di poeta intellettuale”, Essere poeta è il suo manifesto.

1 commento:

  1. ciao, è uscito di Harold Bloom "Il canone americano" per la Rizzoli, lo sai eh? da comprare? grazie e buona serata

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