venerdì 16 agosto 2013

Mark Twain

Il presupposto di questa irriverente corrispondenza è nel più puro spirito di Mark Twain: provocatorio, ironico e geniale. Chi scrive e spedisce le Lettere dalla terra è nientepocomenodiche l’arcangelo Satana in persona, appena cacciato dai lidi divini e non ancora destinato alla sua principesca posizione negli inferi. Quest’ambiguità, la terra come una sorta di limbo dove le differenze tra bene e male sono sospese in attesa di giudizio, dovrebbe già suggerire più di una cautela nell’accostarsi alle iperboli di Mark Twain, spesso sprezzanti ed eretiche. Non è un mistero che le Lettere dalla terra abbiano trovato una forma pubblica solo a mezzo secolo dalla sua scomparsa perché “chi vi dimora, nella tomba, ha un privilegio che non è esercitato da nessun’altra persona vivente: la libertà di parola” e se per l’ultimo sberleffo getta nella mischia dèi o demoni, è solo per sottolineare che  “l’uomo è senza dubbio lo stupido più interessante che ci sia. E anche il più eccentrico” ed è capace di rovinarsi benissimo da solo. Cercare a tutti i costi nelle Lettere dalla terra un appiglio per un confronto teologico o scientifico vuol dire perdere gran parte della bizzarra spontaneità con cui Mark Twain prova a districarsi tra “coraggio, viltà, ferocia, gentilezza, onestà, giustizia, astuzia, slealtà, magnanimità, crudeltà, cattiveria, malignità, lussuria, pietà, misericordia, purezza, egoismo, dolcezza, onore, amore, odio, meschinità, nobiltà, lealtà, falsità, sincerità, disonestà”, ovvero vizi e virtù dell’essere umano. Al di là della mefistofelica natura del suo provvisorio alter ego, la ricognizione terrestre frutta un epistolario incerto, contraddittorio ed enigmatico sulla vita di uomini e donne e sul loro rapporto con le religioni e le divinità. Alcune constatazioni sono lapalissiane, anche se la verve di Mark Twain, le rende sempre brillanti. Ecco una particolarissima recensione del paradiso, agognata meta di tutti le fedi da cui l’uomo ha escluso “il più grande di tutti i suoi piaceri, l’estasi che occupa il primo e più importante posto nel cuore di ogni individuo della sua, e della nostra razza: il sesso!”, e non si comprendono fino in fondo le dimensioni di questa lacuna. Salvo ricordare, come fanno spesso le Lettere dalla terra, che si tratta di piccoli argomenti umani ed “è raro che da un semplice fatto l’uomo riesca ad arrivare a conclusioni corrette. Non può farci niente; è così che funziona quel caos che lui chiama mente”. Può essere anche che le Lettere dalla terra siano solo un divertissment, un’ultima mina vagante di uno scrittore acuto e caustico, ma quando Mark Twain scrive che “l’essere umano è una macchina. Una macchina automatica. E’ fatta di migliaia di meccanismi complessi e delicati, che svolgono le loro funzioni armoniosamente e secondo le leggi deputate al loro governo e sulle quali l’uomo non ha autorità, dominio o controllo” spedisce un messaggio semplice, lineare, preciso. Siamo qualcosa di speciale, e lo dice con un tale leggerezza da renderlo verosimile.

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