Ronzinante di nuovo in viaggio raccoglie una sparuta
selezione di scritti giovanili di John Dos Passos, già reduce dalla prima
guerra mondiale e viandante in terra spagnola. Gli appunti e le osservazioni,
siamo a cavallo tra il 1919 e il 1920, e la Spagna non è ancora travolta dalla
guerra civile, diventano articoli che poi raccolti formano una sorta di diario
di viaggio. Ronzinante è di nuovo in viaggio è solo una selezione,
peraltro puntuale, del viaggio di John Dos Passos attraverso la Spagna e in
modo particolare è riferito ai suoi talking by the road in cui il protagonista
è Telemaco, suo mitico alter ego, che in combutta con Lieo, altra figura presa
in prestito dall’Olimpo, si ritrova sulle strade spagnoel con don Chisciotte
della Mancia alias Alonso Quijano e Sancio Panza. L’incontro che immagina John
Dos Passos è quello che sognamo tutti: comprendere perché ce ne andiamo sempre
contro i mulini a vento da chi è costretto, da un capolavoro assoluto, ad
andarci all’infinito e che lo ricorda persino con una punta di ironia:
“Gentiluomini, è piuttosto ridicolo dirlo, ma ancora una volta siamo partiti
con lancia ed elmo come cavalieri erranti per liberare lo schiavo, per riparare
i torti dell’oppresso”. Sapere perché inseguiamo un’idea o l’illusione che la letteratura
possa contenere un’idea (magari due o tre) che non deve essere per forza
politica, come lo sarà per John Dos Passos (prima in una direzione, poi
nell’altra) senza essere considerati dei pazzi che di solito è “la risposta
dell’ignoranza davanti all’insolito”, sarebbe già uno stimolo sufficiente. Il
fatto che John Dos Passos veda proprio nel cavallo (anzi, nel ronzino) il
protagonista la dice lunga sulla prospettiva del suo sguardo giovanile. E’
un’idea di posizione, un riflesso persino geografico di quel viaggio in cui si
ritrova Ronzinante, un nome che già contiene la semplicità e l’umiltà del
confronto che John Dos Passos condensa così: “Avremmo disperatamente bisogno
dell’abitudine a vegliare in questo distratto mondo moderno. Se più uomini di notte
camminassero e pensassero, ci sarebbero meno miserie sotto il sole”. Vuoi per
la natura evanescente dei personaggi, vuoi per la condizione precaria
l’incontro è frammentario e tra le chiacchiere, l discussione filosofiche
nonché l’amara constatazione che “l’organizzazione semplicemente sostituisce un
torto con un altro” e per organizzazione si intende lo stato, il governo e le
sue istituzioni, alla fine John Dos Passos concede uno sguardo al paesaggio
umano, artistico e naturale restando ammaliato con “il tambureggiare di una
chitarra, frullare veloce, secco, come locuste in una siepe un giorno d’estate.
Pause che trattengono il sangue e lo gelano, improvvisa quiete come il
frusciare di un ramo in un silenzioso bosco notturno”. Il talento è già chiarissimo
e Ronzinante di nuovo in viaggio, riconoscendo che “c’è bisogno di ben
poche sensazioni per condurre una vita umile e bella”, è breve e asprigno
eppure genuino “come un riflesso di luce su un fiume nero”.
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