Gli stati di alterazione di Nova Express sembrano, riletti in prospettiva, più profetici che mai. Il conflitto avvinghiato alla trama fantascientifica e visionaria di Nova Express si rivela un’intuizione geniale per raccontare un umanissimo disagio. Come spiegava lo stesso William Burroughs: “Quello che dico vorrei venisse preso alla lettera, per rendere la gente consapevole della vera criminalità del nostro tempo. Tutto il mio lavoro è diretto contro coloro che, per stupidità o per programma, sono intenti a far saltare in aria il pianeta o a renderlo inabitabile”. Il primo passo di questa apocalittica battaglia è una diversa percezione della realtà: più acuta, più profonda, più consapevole. Per arrivarci William Burroughs e il suo alter ego in Nova Express usano strade chimiche e invenzioni estemporanee, ma la conclusione è sempre la stessa: “Non c’è realtà vera o reale, la realtà è semplicemente uno schema di scansione più o meno costante. Lo schema di scansione che accettiamo come realtà ci è stato imposto dalla potenza controllatrice di questo pianeta, una potenza fondamentalmente orientata verso il controllo totale”. Le associazioni spontanee tra l’influsso della nebulosa di Nova Express e le velenose nuvole di information overload che ci sovrastano e ci opprimono germogliano pagina dopo pagina anche se William Burroughs è sempre lì a precisare, con rara lucidità: “Io non vi offro niente. Non sono un uomo politico io. Queste sono condizioni di emergenza totale”. Quello che mette in circolo Nova Express è una scarica di parole per uccidere le parole, un linguaggio sincopato, “semplice come un singhiozzo”, a colpi di frasi taglienti e acuminate, quasi un codice costruito frase per frase, nascondendo messaggi subliminali e fughe cerebrali, mostrando dimensioni geometriche inusuali e paesaggi alterati, quelle “lagune nere” che appaiono a macchie irregolari nel romanzo, fino a coniare nuove definizioni, heavy metal su tutte. E’ l’applicazione della tecnica del cut up & fold in alla massima espressione: come logica di assemblaggio, come forma di respiro, come idioma, come forma mentale perché “il pensare a blocchi di associazioni mentali invece che a parole permette all’operatore di processare i dati con la velocità della luce lungo la linea delle associazioni mentali”, e questo è sempre utile e pericoloso perché il disorientamento genera gli anticorpi, il virus produce l’antidoto, la consapevolezza si traduce in vie di fuga, la creazione si avvinghia al sacrificio delle parole. Proprio perché in fondo non rimane che la “polvere delle parole” frantumata nella cacofonia metropolitana, sembra giusto concludere al contrario, ovvero partendo dal memorabile incipit di Nova Express, in qui c’è già tutto: “Ascoltate le mie ultime parole in qualsiasi luogo. Ascoltate le mie ultime parole in qualsiasi mondo. Ascoltate voi tutti comitati sindacati e governi della terra. E voi potenze dietro i luridi contratti stipulati nelle latrine per impadronirvi di ciò che non è vostro”. Straordinario.
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