mercoledì 24 gennaio 2024

Chris Frantz

Parafrasando il titolo del disco più famoso dei Talking Heads, Remain In Light, Chris Frantz, che insieme alla moglie Tina ha fornito la struttura portante, affida a un memoir il lungo racconto delle gesta artistiche e delle peripezie famigliari. La passione per la musica e per l’arte in età giovanile, il senso per il ritmo, la prima batteria, gli inizi nei loft di una New York in fiamme, sporca e pericolosa, il CBGB con Patti Smith, i Ramones, i Television, la Factory con Andy Warhol che “era il più famoso degli artisti, vivi e morti”, i primi contatti con l’industria discografica, Pyscho Killer, la vita on the road, i successi (non pochi) e le sconfitte (altrettante) si alternano senza soluzione di continuità. Prendendolo così com’è, senza pretese e sapendo che si tratta pur sempre di una prospettiva del tutto personale, Remain In Love è una lettura piacevole e molto aderente alla realtà dei Talking Heads, che sono stati una rock’n’roll band atipica, ma con un’importanza capitale nella ricerca e nell’evoluzione dei suoni e delle immagini, compresa la deviazione nella breve e fortunata esperienza dei Tom Tom Club. Detto questo, Chris Frantz è ben lontano da considerarsi uno scrittore e la ricostruzione è cronologica, senza particolari sbalzi e anche un po’ meccanica. Lo schema passa dai Talking Heads alla relazione tra Chris Frantz e Tina Weymouth che viene riportata di continuo al centro dell’attenzione. L’adorazione del marito verso la moglie, ed entrambi colleghi nei Talking Heads e nei Tom Tom Club, non è in discussione, ma lo stile è una stratificazione di aneddoti e non va molto più in là di una scrittura elementare, compreso il tono melenso quando parla della consorte. Se bisogna riconoscere a Chris Frantz una certa onestà di fondo, va detto che Remain In Love non supera i limiti congeniti dell’autobiografia. Il racconto, almeno dal punto di vista della prosa in sé, è troppo limitato: lo stile resta a metà strada tra un diario di viaggio e la cronaca di una rivista specializzata. I resoconti  dei tour, eccessi e avventure compresi, sono anche accattivanti, ma restano ancorati all’epica punk e rock’n’roll, senza che Chris Frantz si preoccupi di approfondirne le principali tematiche. Così, Remain In Love si traduce in un susseguirsi ininterrotto di session, tour, backstage, soundcheck e incontri e scontri. Al suo attivo va senza dubbio aggiunta una congrua dose di sincerità visto che, se in via generale la sua versione dei fatti è bonaria un po’ con tutti, non manca di evidenziare i contrasti e le difficoltà con David Byrne, Johnny Ramone, Brian Eno, Phil Spector o gli Happy Mondays così come racconta senza alcuna censura il piano inclinato della dipendenza dalla cocaina, uno dei tanti benefit offerti dallo showbiz. Remain In Love è accomodante, o almeno prova a esserlo, inserendo in parallelo alla tortuosa vita dei musicisti, l’idea di una famiglia solida che alla fine si ritrova a veleggiare tra i Caraibi e la costa atlantica, suggerendo a Chris Frantz una spicciola metafora: “Si potrebbe dire che abbiamo navigato per anni per il mondo inesplorato dell’arte e del rock’n’roll, superando tempeste, acque agitate e maree mutevoli”. La barca galleggia ancora, ma all’orizzonte è calma piatta.

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