giovedì 16 febbraio 2017

James Robert Baker

In fondo, l’idea di Sogni iniettati di benzina era davvero affascinante. C’è del torbido nel triangolo tra il fan, la rock’n’roll star e il mogul dell’industria discografica e nel contesto, Los Angeles dal 1964 al 1967 e poi vent’anni dopo, c’erano elementi storici a sufficienza (un nome, Phil Spector, e basta e avanza) per mettere insieme una rock’n’roll story che diventasse un classico, o comunque, un modello di riferimento. Certo, non ci si poteva aspettare un Great Jones Street sulla West Coast (anche perché, evidentemente, Robert James Baker non era Don DeLillo) o La luna del falco da un’altra prospettiva, visto che di Sam Shepard ne esiste soltanto uno, ma si tratta di libri che erano già di pubblico dominio quando è stato scritto Sogni iniettati di benzina, con una conoscenza linguistica e antropologica del rock’n’roll molto articolata e profonda e un tono di un certo spessore per riuscire a raccontare tutte quelle odissee di ordinaria follia. Sogni iniettati di benzina invece si concentra su una sorta di fiaba in acido, una variante del cavaliere che vuole salvare la principessa dalla prigionia, con contorno di ville decadenti con viste sull’oceano, 357 magnum sfoderate (e usate) nel pieno della notte e di tutti i cliché legati alla costruzione di canzoni di successo e all’ambizione artistica. I luoghi comuni imperanti nello show business agorafobia, claustrofobia, paranoie, ossessioni, schizofrenia e altri disturbi della personalità alimentato i personaggi di Sogni iniettati di benzina. Solo che il linguaggio, per dirla con lo stesso James Robert Baker, è “piatto e desolato come il sogno surrealista di un ragazzino”. La scrittura è limitata, un torpiloquio di battute sempre satirico e colloquiale. I frequenti cambi di registro, dalla commedia alle atmosfere noir, non sono supportate da un’equivalente e parallela metamorfosi della tonalità che è caotica e cacofonica. Se non altro, James Robert Baker anticipava, con quei modi un po’ allucinati e sconclusionati (e divertenti, bisogna ammetterlo), uno stile che sarebbe diventato obbligatorio da lì a qualche anno, ma sembra accorgersi anche lui che i Sogni iniettati di benzina girato a vuoto quando lasciare dire a uno dei protagonisti: “Questa routine magica da paese dei balocchi mi ha stancato”. Nella celebrazione dell’eccesso, una tradizione consolidata a Hollywood, si trova di tutto: dal mistero di una ragazza scomparsa sulla spiaggia all’ossessione per le auto d’epoca, per non parlare dei consunti standard sesso, droga e rock’n’roll, fin troppo abusati da James Robert Baker (in particolare i primi due della lista). Ammesso, e non concesso, lo status psichedelico, lo sviluppo di Sogni iniettati di benzina resta claudicante in tutte le sue parti, che sono sempre affollate. C’è di tutto: stupri, omicidi, una riunione di coscritti, gli incendi sulle colline di Los Angeles, persino un presagio, tra le righe, della vera tragedia di James Robert Baker, che è morto suicida nel 1997. Alla fine, i Sogni iniettati di benzina non sono stati sufficienti nemmeno per lui.

Nessun commento:

Posta un commento