venerdì 3 febbraio 2012

Ernest J. Gaines

In un’angusta cella di un carcere della Louisiana, un ragazzo condannato a morte per una rapina sfociata in omicidio attende l’ora del’esecuzione. Il suo destino è stato segnato dalla vita nel ghetto, dal colore della sua pelle, persino dall’incapacità di affrontare un giudizio senza cadere in grossolane e brutali storpiature. Il suo avvocato, in un ultimo, disperato tentativo di difenderlo e provando a giustificare una limitata capacità di intendere e volere, arriva a chiamarlo “maiale”, epiteto che pesa quanto la sentenza alla pena capitale. Siamo intorno alla prima metà del ventesimo secolo, i neri rispondono ai bianchi “sì, signore” o “no, signore” e Grant Wiggins, giovane insegnante, viene incaricato di istruire il condannato a morte perché almeno non muoia come un “maiale”, ma con la dignità di un uomo. All’inizio la sua resistenza a una missione difficile, se non impossibile è naturale e spontanea: “Che potrei dirgli? Io so che cos’è un uomo? So in che modo un uomo dovrebbe morire? Dovrei dire a qualcuno come morire quando io stesso non ho mai vissuto?”, si chiede mentre tutte le donne della contea (a partire da Vivian, la fidanzata con cui vive un rapporto intenso e tormentato) sono convinte che sia proprio lui l’unico che può impartire Una lezione prima di morire. Un romanzo che si snoda come un lungo blues, alternando le visite al carcere agli squarci di vita quotidiana, come se fossero strofe e ritornelli delle canzoni di Tampa Red o Hank Williams che arrivano dalle stazioni radiofoniche di Baton Rouge. Una storia dura, per niente accomodante, fin troppo concreta nel suo plastico realismo eppure non priva di una nota di speranza, forse implicita nell’idea della letteratura di Ernest J. Gaines: “Credo che ogni libro sia parte di un grande libro. E’ come una specie di capitolo. Mentre scrivi, scopri nuove cose, e ciascun libro che affronti non serve altro che aggiungere nuove domande. E tu provi a rispondere a queste domande col libro successivo. Ma una volta che hai affrontato anche quel libro, la stessa cosa ti capita di nuovo. Rispondi ad alcune domande, ma ne nascono altre. Penso che tutta la scrittura, in fondo, non sia che questo: cercare continuamente una cosa, ma non torvare mai la risposta. Perché saltano fuori due domande per ogni risposta che trovi. E’ un processo intinterrotto, e probabilmente non troverai mai le risposte tutte insieme. Dopo un po’ ci sarà qualcun altro che prenderà la tua fiammella e continuerà la staffetta per te. O, almeno, questo è quello che si spera”. Di questioni importanti e dal peso specifico rilevante, Una lezione prima di morire ne sviluppa parecchie, anche se poi il pensiero va sempre lassù, come ricorda Grant Wiggins nel suo commiato: “Un’altra cosa, prima di salutarci. Voglio che tutti voi pensiate a una persona durante questo periodo natalizio. Sono sicuro che non devo ricordarvi di chi sto parlando. Se non ci sono altre domande, potete prendere le vostre cose e andarvene. E non voglio sentire baccano per il quartiere. La lezione è finita”. Toccante.

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