Malcolm Lowry è stato un magnifico outsider, uno di quei casi più unici che rari di scrittore avulso da mode, ambizioni, salotti e momenti di gloria. La sua forza era quella di seguire un suo personalissimo, straordinario percorso che cercava di annullare, regolarmente, le differenze tra sogno e realtà. Fin dalle prime battute giovanili, come è riportato nella sezione Canti (dove ci sono ricordi e frammenti suoi e di chi l'ha conosciuto; i Salmi, invece sono alcuni tra i suoi racconti): “Ho preso una decisione su un punto soltanto in questa faccenda del vivere, ed è che devo, e devo al più presto possibile, identificare una scena più precisa: devo cioè dare identità a una scena immaginaria mediante la sensazione immediata dell'esperienza realmente vissuta”. Il rapporto tra la fiction della letteratura e la sua vita, vera, fu una costante nell'esistenza di Malcolm Lowry proprio perché non riuscì a districarsi dai suoi personaggi, dalle sue storie, dai suoi eroi e le visse fino in fondo, non soltanto nelle magistrali pagine, ma anche nella sua esistenza. Il suo credo non ammetteva limiti e mediocrità perché “non puoi fidarti di quelli che sono troppo prudenti. Come scrittori o come bevitori. Il vecchio Goethe non può essere stato un uomo in gambo quanto Keats o Chatterton. O Rimbaud. Quelli che bruciano”. Salmi e canti lo riscopre oltre che rispolverando pregevoli parti inedite o quasi (come il racconto Sotto il vulcano, che poi dà il titolo all'omonimo libro), anche nei momenti di riflessione sulla natura vera e propria della sua scrittura ("Quando lavoro ad alta intensità la stesura anche del minimo biglietto spesso mi richiede un tempo incredibilmente lungo, una sorta di aberrazione psicologica dovuta senza dubbio al fatto che l'attenzione narcisistica che talvolta si spende nella prosa ti fa dimenticare che una lettera dovrebbe essere spontanea e al diavolo i punti e virgola, visto che il tuo amico in ogni caso non è quelli che vuole vedere ma è semplicemente interessato alle tue notizie”), in momenti intimi e contraddittori (e si scoprirà che questo grande scrittore non ha mai scritto di suo pugno nemmeno un autografo) fino a leggere tra le pieghe del suo sogno, quel “ti porti dietro il tuo orizzonte ovunque tu sia" che giustamente diventa l'epigrafe finale di Salmi e canti. Un libro bellissimo che, nella sua variegata composizione, non assolve soltanto o scopo antologico, ma rende perfettamente quel “mondo ubriaco che gira follemente” che era la vita, e la scrittura (nessuna distinzione tra le due), di Malcolm Lowry.
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