venerdì 30 luglio 2010

Elia Kazan

La discesa negli inferi di Eddie Anderson, uno dei tanti nomi dietro cui si cela l'ambigua personalità del protagonista de Il compromesso, è un'epica, travolgente e dolorosissima saga attraverso l'America degli anni Sessanta, da Los Angeles verso New York e viceversa. E’ un uomo di mezza età che si nasconde dietro tre nomi conduce una vita ambigua: è il manager di una grossa agenzia pubblicitaria e un acido editorialista, è il deus ex machina del tenore famigliare e un fedifrago convinto fino a quando il traballante equilibrio regge. Poi, il diluvio. Si comincia con una ricca e pachidermica esistenza suburbana: un lavoro importante, un matrimonio, molte distrazioni dentro cui si annida un dubbio, reso ben presto palese da Elia Kazan: “Il successo dovrebbe fornire una certa difesa contro gli spettri o l'inconscio o qualunque altra cosa fosse. E' il minimo che ci si dovrebbe aspettare dal successo. O dal denaro. E invece non è così, per nessuno dei due”. La verità, una volta che ci si lascia trascinare dalla corrente di questo monumentale romanzo è che non ci sono proprio difese nella fragile e altalenante frequentazione della psicologia umana: basta una parola, un piccolo incidente, uno sguardo sbagliato nel momento giusto e i castelli di carta su cui si reggono i compromessi vanno giù con un soffio. Elia Kazan (come Richard Yates, con cui c'è più di un'affinità) non risparmia nulla ai suoi personaggi e li mette su un treno che non si ferma più. Quando la loro vita diventa “out of control”, sembra perdersi anche l'idea stessa del controllo, dell'integrità, della dignità e di tutto ciò che è collante delle vite, dei legami, delle famiglie. Qualsiasi gesto, parola, situazione diventa un momento di frattura, dove a tratti si fatica a scorgere la sottile linea che separa la cosiddetta normalità dalla follia, come dice il protagonista de Il compromesso: “Non sapevo ancora che non ci sono indicazioni segnaletiche, e brevissime sono le distanze, tra il cosiddetto comportamento normale e la cosiddetta malattia mentale. In seguito ho capito che queste etichette non vogliono dir nulla. Esistono soltanto esseri umani in diverse condizioni di sviluppo, tanti prolungamenti di ciò che esisteva già da un pezzo senza che nessuno se ne accorgesse”. I moltissimi risvolti psicologici fanno de Il compromesso una specie di trattato sulla vulnerabilità dei rapporti umani e nello specifico sull'ineluttabilità dei legami tra madre, padre e figli in un circolo che si ripete all'infinito, tramandando di generazione in generazione il mistero di uomini e donne. Straordinario è il triangolo femminile (madre, figlia e amante) che contiene tutto l'universo maschile in un continuo rimbalzare di domande e di ambizioni irrisolte, un tumultuoso rincorrersi tra i due estremi dell'America, NYC e Los Angeles, prima in fuga dalla prigionia della vita suburbana, poi, travolti da insane passioni, cercando di riparare dalle furie della strada. Ad un certo punto vede nello specchio il volto del nemico (il suo), un uomo nella “fossa della rispettabilità”, per dirla con la sua amante, Gwen. A distanza di quarant'anni, Il compromesso è un grande affresco che è ancora attuale perché tocca tutta l'umanità senza distinzione geografica o temporale e perché, è chiaro, Il compromesso non finisce mai. 


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