sabato 30 settembre 2017

Harold Bloom

L’Anatomia dell’influenza è il compendio generale dell’attività critica di Harold Bloom (un cognome che già evoca un enigma letterario), un concentrato in cui non è difficile trovare le connessioni primarie e le intersezioni con Il canone americano e Il canone occidentale, ma anche con tutte le altre speculazioni. Spesso autoreferente o eccessivo nell’interpretazione della letteratura, altre volte Harold Bloom sa essere chiaro e preciso, grazie alla lunga esperienza parallela di insegnante e Anatomia dell’influenza è una sorgente inesauribile di suggestioni e suggerimenti a partire dall’epigrafe cucita su misura di Lev Tolstoj: “Per la critica d’arte sono necessari uomini che dimostrino come è assurdo cercare le idee in un’opera d’arte, uomini che guidino continuamente i lettori nell’infinito labirinto di concatenazioni nel quale consiste l’essenza dell’arte, e verso quelle leggi che servono di base a queste concatenazioni”. In realtà l’influenza si propaga come se fosse un flusso di onde gravitazionali in una galassia che vede al centro Shakespeare, l’alfa e l’omega di tutti i pensieri di Harold Bloom: “Leggere Shakespeare equivale a subire una dilatazione più marcata della coscienza verso quella che all’inizio sembra una stranezza fatta di dolore o stupore. Mentre ci apprestiamo a incontrare una coscienza più grande, ci prepariamo a una sottomissione provvisoria che mette da parte il giudizio morale, mentre lo stupore si tramuta in una comprensione più immaginativa”. A maggior ragione, Shakespeare (e l’autore, in generale, per estensione) è “il creatore di una nuova realtà in cui, in maniera non del tutto consapevole, ci ritroviamo più autentici e più strani”. Un’opinione confermata più in là da Samuel Johnson (“Colui che legge Shakespeare si guarda intorno allarmato e scopre di essere solo”), uno dei punti di riferimento inamovibili perché Anatomia dell’influenza non è soltanto un libro di Harold Bloom: coagula attorno a sé critici e scrittori vicini e lontani, con cui è in accordo e in disaccordo. Più di tutti proprio Samuel Johnson, poi, tra gli altri, Walter Pater, Thomas Hobbes, Thomas Carlyle, Jonathan Swift, Favola nella botte, William Morris, Sigurd Il Volsungo, Percy Bysshe Shelley, James Merrill e W. B. Yeats. Quando eccede nelle definizioni o nelle analisi, Harold Bloom sa essere complicato, se non proprio astruso, altrimenti emana passione, competenza, conoscenza e sa convincerci che “l’amore letterario è una strategia sociale, più affermazione che affetto, ma i critici e i lettori competenti sanno che non siamo in grado di comprendere la letteratura, la grande letteratura, se neghiamo un autentico amore letterario agli scrittori o ai lettori. La letteratura sublime richiede un investimento emotivo, non economico”. Le letture suggerite ed esplorate da Harold Bloom, oltre all’Amleto di Shakespeare, (fondamentale, perché “la vita umana è più semplice del pensiero, ma l’esistenza è anche pensiero quando adottiamo la visione di Shakespeare”) sono Freud, Whitman, (“maestro della metafora” ed espressione “poetica del sublime americano”), Stevens, Crane, Borges, Leopardi, Joyce, Kafka, Aldous Huxley. I rimandi e i consigli sono sterminati: dalla sintesi delle tematiche della letteratura americana che si concentrano verso “il mare, la madre, la notte, la morte” alla sua estensione verso tutta la narrativa anglosassone (“Se si interiorizzano i maggiori poeti britannici e americani, dopo qualche anno le loro complesse relazioni reciproche iniziano a formare schemi enigmatici”) fino ad “affrontare solo gli scrittori in grado di infondervi la sensazione che ci sia qualcos’altro sul punto di accadere”, Harold Bloom è prodigo di istruzioni per l’uso, che poi si condensano nella catena di infiniti “leggere, rileggere, descrivere, valutare, apprezzare”. A quel punto, e con la pratica letteraria ormai sovrapposta alla vita quotidiana, diventerà comprensibile la frequente citazione di Pseudo Longino: “Pieni di gioia e orgoglio crediamo di aver creato ciò che abbiamo sentito”. Funziona proprio così.

Nessun commento:

Posta un commento