venerdì 21 luglio 2017

Paul Bowles

Quando Paul Bowles parte per la prima volta verso il Marocco ipotizza giusto una breve vacanza: “Sarebbe stato un periodo di riposo, un divertimento, una pausa per quella sola estate. L’idea esaudiva il mio massimo desiderio, quello di fuggire il più lontano possibile da New York. Essendo del tutto ignaro di ciò che avrei trovato laggiù, non mi facevo nessun problema. Mi avevano detto che avrei trovato una casa da qualche parte, un piano in un modo o nell’altro, e il sole tutti i giorni. Mi sembrava potesse bastare”. Ci trascorrerà gran parte della sua vita e nella sua autobiografia, Senza mai fermarsi, ammette di essere ossessionato “dal ricordo dell’aria e della luce del Nord Africa”. Attraverso brevi storie, frammenti, aneddoti, canzoni che Paul Bowles estrapola dalla cultura orale e dalla letteratura locale (e non), Punti nel tempo sigla alcuni passaggi (geografici, politici, religiosi, storici) del flusso cosmopolita che permea il Marocco. Lima le frasi una alla volta, con cura, parola per parola, confrontandosi con più lingue e attento a volgere i vocaboli assicurandosi di avvicinarsi il più possibile al senso, e ancora di più, all’atmosfera, di tutti i Punti nel tempo. Un gran lavoro di lettura, prima, e di (ri)scrittura, poi, tale da convincerlo che “la solitudine e gli studi possono rendere un uomo tollerante”. E’ con quell’attenzione che racconta il sacrificio di frate Andrea da Spoleto o la tragedia di Sol e quella di El Aroussi, condannati entrambi dalla propria bellezza. Tra crudeltà e mistero, tutte le storie collezionate in Punti nel tempo, riportano all’essenza del Marocco, un crocevia di culture che evidenzia i paradossi dei commerci e del colonialismo e il ruolo enigmatico delle religioni, nell’esecuzione brutale di una giustizia secondo basi divine e un sentore diffuso dell’ingiustizia umana. Gli aspetti esoterici e fiabeschi, gli enigmi e i silenzi, i pirati e i briganti, o l’episodio di Hattash, furfante e imbroglione che fa della sua destrezza un’arte, sono riflessi di poteri invisibili, capaci di atrocità e meraviglie, che sembrano appartenere più alla terra che allo spirito del Marocco. L’asprezza e l’unicità della conformazione naturale, dal mare al deserto e viceversa, hanno un ruolo determinante, e non soltanto nel fornire l’abbagliante fondale ai Punti nel tempo, ma anche come fonte d’ispirazione per lo stesso Paul Bowles: “Mi bastava essere immerso nel paesaggio, avvertire nelle narici l’odore delle piante di fico, di cedro e di menta e udire il mormorio delle rapide per sentirmi più che appagato”. L’ultimo frammento è proprio un tributo ai panorami del Marocco: “Il fiume scorre rapido alla foce dove la riva è fatta di cielo, e le piccole onde s’arricciano all’indentro come un ventaglio spinto dal mare. Non ci sono cartelli a mettere in guardia il nuotatore dagli squali che entrano nel canale e lo pattugliano. A volte, prima del tramonto, arrivano gli uccelli che camminano o zampettano sulla secca, ma prima che faccia buio se ne vanno”. Scrupoloso e raffinato, Punti nel tempo è un piccolo gioiello da riscoprire.

Nessun commento:

Posta un commento