Quando Paul
Bowles parte per la prima volta verso il Marocco ipotizza giusto una
breve vacanza: “Sarebbe stato un periodo di riposo, un
divertimento, una pausa per quella sola estate. L’idea esaudiva il
mio massimo desiderio, quello di fuggire il più lontano possibile da
New York. Essendo del tutto ignaro di ciò che avrei trovato laggiù,
non mi facevo nessun problema. Mi avevano detto che avrei trovato una
casa da qualche parte, un piano in un modo o nell’altro, e il sole
tutti i giorni. Mi sembrava potesse bastare”. Ci trascorrerà gran
parte della sua vita e nella sua autobiografia, Senza mai
fermarsi, ammette di essere ossessionato “dal ricordo dell’aria
e della luce del Nord Africa”. Attraverso brevi storie, frammenti,
aneddoti, canzoni che Paul Bowles estrapola dalla cultura orale e
dalla letteratura locale (e non), Punti nel tempo sigla alcuni
passaggi (geografici, politici, religiosi, storici) del flusso
cosmopolita che permea il Marocco. Lima le frasi una alla volta, con
cura, parola per parola, confrontandosi con più lingue e attento a
volgere i vocaboli assicurandosi di avvicinarsi il più possibile al
senso, e ancora di più, all’atmosfera, di tutti i Punti nel
tempo. Un gran lavoro di lettura, prima, e di (ri)scrittura,
poi, tale da convincerlo che “la solitudine e gli studi possono
rendere un uomo tollerante”. E’ con quell’attenzione che
racconta il sacrificio di frate Andrea da Spoleto o la tragedia di
Sol e quella di El Aroussi, condannati entrambi dalla propria
bellezza. Tra crudeltà e mistero, tutte le storie collezionate in
Punti nel tempo, riportano all’essenza del Marocco, un
crocevia di culture che evidenzia i paradossi dei commerci e del
colonialismo e il ruolo enigmatico delle religioni, nell’esecuzione
brutale di una giustizia secondo basi divine e un sentore diffuso
dell’ingiustizia umana. Gli aspetti esoterici e fiabeschi, gli
enigmi e i silenzi, i pirati e i briganti, o l’episodio di Hattash,
furfante e imbroglione che fa della sua destrezza un’arte, sono
riflessi di poteri invisibili, capaci di atrocità e meraviglie, che
sembrano appartenere più alla terra che allo spirito del Marocco.
L’asprezza e l’unicità della conformazione naturale, dal mare al
deserto e viceversa, hanno un ruolo determinante, e non soltanto nel
fornire l’abbagliante fondale ai Punti nel tempo, ma anche
come fonte d’ispirazione per lo stesso Paul Bowles: “Mi bastava
essere immerso nel paesaggio, avvertire nelle narici l’odore delle
piante di fico, di cedro e di menta e udire il mormorio delle rapide
per sentirmi più che appagato”. L’ultimo frammento è proprio un
tributo ai panorami del Marocco: “Il fiume scorre rapido alla foce
dove la riva è fatta di cielo, e le piccole onde s’arricciano
all’indentro come un ventaglio spinto dal mare. Non ci sono
cartelli a mettere in guardia il nuotatore dagli squali che entrano
nel canale e lo pattugliano. A volte, prima del tramonto, arrivano
gli uccelli che camminano o zampettano sulla secca, ma prima che
faccia buio se ne vanno”. Scrupoloso e raffinato, Punti nel
tempo è un piccolo gioiello da riscoprire.
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