A tutti gli effetti, La nostra
storia comincia è un’antologia che copre gran
parte della narrativa di Tobias Wolff, sia in termini temporali, visto che
attraversa trent’anni della sua storia, sia rispetto alla gamma specifica dei
temi dei racconti. Si va dal breve piccolo ritratto di vita suburbana in La
porta accanto, un concentrato urticante di
Richard Yates, John Cheever e Raymond Carver, fino agli spettri delle guerre
americane in Usignolo e Gioia del
soldato, dove ritorna l’ombra del
Vietnam, già indagata da Tobias Wolff con Nell’esercito del faraone (un capolavoro). Il vero leitmotiv che lega la
varietà di La nostra storia comincia è
la scrittura, nitida, precisa, toccante. Nell’arco di poche pagine Tobias Wolff
costruisce ambiente, personaggi, dialoghi (sempre notevoli), dettagli. Il ritmo
è costante, altissimo e teso grazie alle triangolazioni matematiche che
imprigionano i personaggi. In Cacciatori nella neve i tre protagonisti sono già in conflitto alla
partenza della loro battuta di caccia e le condizioni climatiche estreme ne
esasperano le tensioni. Un racconto crudo e abbagliante, come i riflessi sulla
neve che li circonda (anche se altrove Tobias Wolff scrive che “la neve è
sopravvalutata”). La stessa definizione geometrica è altrettanto chiara in Il
fratello ricco e in Leviatano, perché, nonostante si tratti di una doppia coppia, i
protagonisti alla fine sono un trio. Un’ossessione ribadita con Quella
stanza, che comincia con quattro
personaggi e finisce con tre, di cui uno assente fino al colpo di scena,
comunque limitato “sorridere e sperare di voltare pagina”. Anche Il
beneficio del dubbio, tra i racconti più recenti, è
ancora una triangolazione (tra Mallon, Kadare e Miri, un borseggiatore)
ambientata a Roma e così Il suo cane
dove, caso piuttosto insolito, uno dei vertici è un animale con i suoi
pensieri. Viene lasciato molto in sospeso nei racconti di Tobias Wolff che
detta il necessario, lo strettamente indispensabile a concludere la narrazione,
a identificare un tratto ben delimitato di emozioni e situazioni. La nostra
storia comincia è pieno di “gente che non
vorresti incontrare fuori dalle pagine di un libro”, personaggi sempre in
bilico, traballanti nel loro precario equilibrio perché “sappiamo amare, sí, ma
ce ne dimentichiamo di continuo”.
Sono coppie separate, in crisi, insicure, tradimenti, deviazioni di
percorso, legami che si sfaldano perché “la mappa non rispecchiava la
geografia, poco da fare”. Anche nei racconti più rarefatti, come Bacio vero, Tobias Wolff mostra di saper modellare la vita
attraverso la letteratura (o viceversa) senza manipolare troppo quel fondo di
realtà e limitandosi a seguirne l’evoluzione, che in fondo a La nostra
storia comincia ha descritto così: “La verità è
che non ho mai considerato sacri i miei racconti. Nella misura in cui restano
vivi ai miei occhi, resta inalterato anche il mio interesse a esprimere al
meglio quella vita. Una pratica che risponde ai bisogni di una certa
irrequietezza estetica, ma allo stesso tempo una forma di cortesia, mi pare”.
Una narratore di gran classe.
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