venerdì 7 febbraio 2014

Erskine Caldwell

Dalle sue origini, che risalgono alla rivoluzione americana, e fino all’inizio della seconda guerra mondiale, il linciaggio non è mai stato l’imprevedibile frutto di una follia collettiva. Quello è l’effetto. La causa  è l’applicazione cinica e brutale di una spietata forma di controllo sociale, distribuita con i termini di un’ingiustizia casuale, e per quello più terrificante, destinata a generare un clima di quotidiana apprensione. Un modo per disseminare incertezza e paura, sempre utili a mantenere lo status quo, e così come serviva alle truppe coloniali dell'impero è servito ai proprietari terrieri e ai governanti che godevano del regime della schiavitù e della segregazione. Fermento di luglio di Erskine Caldwell, che risale al 1940, è un romanzo che nella sua brevità sfrutta un meccanismo narrativo perfetto per rendere trasparente, chiara, inequivocabile una realtà tragica e oscura come la pratica del linciaggio. Con una precisione stilistica che è pari all’analisi storica, politica, per non dire umana. Siamo in Georgia, i campi di cotone sono un oceano da cui non si può fuggire. Jeff McCurtain è uno sceriffo che amministra la legge in nome del popolo sovrano, e che alle prime avvisaglie di un linciaggio prende la sua canna da pesca, sempre pronta all’uso, e si trasferisce sul torrente per giorni e giorni. Fa sempre così, per l’occasione. Provare a fermare un linciaggio è un rischio politico non calcolabile e non necessario e dato che la sua è una carica elettiva, la pesca alla trota in America è pur sempre un bel ripiego. La contea di Andrewjones è da sempre a maggioranza democratica, ma “quando si tratta di votare, la gente è mutevole come il vento del sud a novembre” e lo sceriffo ci tiene alla sua stella che coincide con la sua casa, visto che abita nei locali sopra gli uffici e la prigione. In quel Fermento di luglio, quando lo tirano giù dal letto per dirgli che è partita la caccia, Jeff McCurtain perde quell’attimo fuggente che gli permette di sparire e quindi di non interferire con il linciaggio, visto che in fondo l’amministrazione della giustizia toccherebbe a lui. In un crescendo inarrestabile e travolgente, si scopre fin dall’inizio che Sonny Clark, il fuggitivo (afroamericano, se bisogna specificarlo) è a sua volta vittima di una macchinazione ispirata da Narcissa Calhoun, una vedova che “girava per la contea raccogliendo firme per una petizione nella quale chiedeva di rispedire tutti i negri in Africa”. Il clima torrido e contorto del Fermento di luglio coincide con un’atmosfera arida e senz’aria eppure Erskine Caldwell non si lascia prendere la mano dalla pietà o dall’indignazione per il vigliacco opportunismo di Jeff McCurtain o del giudice Ben Allen. Frase dopo frase identifica i personaggi (tutti memorabili) e gli spazi in cui si muovono e focalizza e denuncia in modo inequivocabile un contesto in cui il linciaggio è solo una piccola, rozza e atroce leva di un meccanismo molto più antico ed elaborato. Un monito, più che un (perfetto) romanzo.

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